Mediterraneo da camera
Dopo vent'anni il Festival del Mediterraneo torna nei palazzi storici genovesi
Recensione
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Quest'anno il Festival Musicale del Mediterraneo, passato lo snodo strategico del ventennale, ha rischiato seriamente di saltare: così Davide Ferrari - musicista e musicoterapeuta - s'è rimboccato le maniche e, per andare avanti, ha fatto una bella capriola all'indietro. Facendo tornare il Festival nei cortili dei palazzi storici della Genova antica, niente più grandi concerti ingestibili e costosi nella Piazza delle Feste. Scommessa vincente, diciamo subito, perché il pubblico ha gradito ed è tornato in massa, e un festival con equilibri quasi “cameristici” ha fatto conoscere realtà del Mediterraneo notevoli. Nell'impossibilità di dar conto di dodici concerti, e altrettante occasioni itineranti, segnaliamo alcune eccellenze. Ad esempio il vertice di poesia e pathos toccati da Paolo Angeli con la sua chitarra sarda “preparata”, ma anche con una voce antica che conosce i segreti del canto isolano. Grandi anche i Cadira di [i]Mar[/i] in versione acustica, segno che le composizioni reggono ogni sfida, e grandi i Danças Ocultas dal Portogallo: quattro fisarmoniche diatoniche, un intreccio polifonico ora malinconicamente melodico, ora assertivamente ritmico: ascoltato in un silenzio quasi sacrale.
La serata finale, oltre a poter contare sulla disarmante, contagiosa energia delle note degli Gnawa in trio guidati da Abdenbi El Gadari, vecchio amico del Festival e di Ferrari, sornione maestro di cerimonie, ha presentato in prima battuta un lungo, sofferto set della vocalist algerina Naziha Azzouz con il palestinese Adel Salameh, voce e liuto arabo. Preambolo alla stupefacente esibizione in solo con tamburo a calice e cornice dell'iraniano Mohammed Reza Mortazavi. Dieci dita che sono dieci martelletti indipendenti: il ritmo trasformato quasi in melodia fluttuante.
Interpreti: Paolo Angeli, Cadira, Danças Ocultas, Naziha Azzouz, Adel Salameh, Mohammed Reza Mortazavi, Gnawa Bambara
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