Sulle orme di Wayne Shorter
Jazz on the Road festeggia a Brescia i suoi primi dieci anni con Lovano e Douglas
Recensione
jazz
È quasi una “all-stars band” Sound Prints, il quintetto di Joe Lovano e Dave Douglas: accanto ai leader, e insieme alla batteria di Joey Baron, stanno i giovani Lawrence Fields al piano e Linda Oh al contrabbasso, la metà degli anni dei primi tre. Il progetto è una dedica a Wayne Shorter sin nel nome, riferimento alla celebre composizione del sassofonista di Newark "Footprints", uno standard del jazz contemporaneo. Ma Lovano e Douglas, a loro volta autori oltre che improvvisatori, non si limitano ad interpretare i brani del dedicatario, sicché in un’ora e mezza di musica un pezzo soltanto del suo repertorio viene esplicitamente citato. Ciononostante, le orme sonore di Shorter improntano ogni nota: i liberi unisoni di tromba e sax, le frasi lunghe ed asimmetriche, piene di stop, deviazioni e ripartenze, l’originale liricità dei temi. Sin dall’inizio Lovano e Douglas s’intendono a meraviglia, con un serrato dialogo – tamburi e piatti di Baron a contrappuntare senza tempo - che trova in breve un unisono tematico, spinto dalla ritmica up-tempo. E si completano vicendevolmente, il suono di Douglas, affilato, tutto nervi scoperti, e quello di Lovano, più caldo e pastoso. Estremamente sobrio il pianoforte di Lawrence Fields, cromaticamente ricco e spesso concentrato nel registro centrale; senza pecche il basso di Linda Oh, a tratti intimidita di fronte ad un Baron come sempre spumeggiante. Preciso e creativo in ogni contesto, dalla splendida ballad di Douglas "Ups and Downs" - ostinato e tema che si scambiano piani sonori e ruoli all’interno del combo – sino al groove della conclusiva "High Noon", l’esposizione affidata alla batteria solitaria ed il lungo, trascinante “tutti” finale. Bis-vetrina per il soleggiare di Linda Oh, finalmente pulsante e melodiante.
Interpreti: Dave Douglas, tromba. Joe Lovano, sax tenore e soprano. Lawrence Fields, pianoforte. Linda Oh, contrabbasso. Joey Baron, batteria.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
jazz
Stefano Battaglia e Mirco Mariottini chiudono ParmaJazz Frontiere
jazz
La sessantunesima edizione della rassegna berlinese tra “passato, presente, futuro”
jazz
Pat Metheny è sempre lui: lo abbiamo ascoltato dal vivo a Madrid