Visioni di Scott
Il film Franco Maresco su Tony Scott presentato a Pordenone

Recensione
jazz
Si conclude lasciando l’amaro in bocca “Io sono Tony Scott”, ultima produzione del regista Franco Maresco. La pellicola, presentata a Visioni Sonore a Pordenone, racconta la storia del clarinettista italoamericano e la incrocia mirabilmente con la storia americana e italiana. Proprio sulla mancanza di rispetto per l’arte, sull’incrocio perverso di provincialismo e ideologismo, sulla decadenza etica del Belpaese punta il suo sguardo tagliente e preciso il regista siciliano. Allora suscita indignazione il modo nel quale il musicista è stato ignorato e amarezza appunto per quello che siamo diventati
Il film è bellissimo, ricco di immagini di repertorio e grande musica. In due ore, che letteralmente volano, si ripercorrono i momenti salienti della biografia artistica e umana del musicista dalla stagione del bebop a fianco dei grandi alla attività di leader e compositore riconosciuta dalla critica di “Down Beat”, dai viaggi in oriente alla ultima residenza in Italia. Attraverso interviste a Scott, alle mogli e figlie, a musicisti, operatori e critici emerge un ritratto della sua personalità complessa e contraddittoria, di un artista inquieto che fu pienamente inserito nella tradizione del jazz e al tempo stesso la travalicò verso nuovi mondi sonori. Maresco compone un documentario rigoroso grazie alla consulenza di Stefano Zenni che inquadra correttamente il percorso stilistico del musicista e il suo ruolo all’interno del mondo del jazz e delle sue modificazioni. Non è reticente il regista, e non ha timore di inquadrare anche aspetti e fatti delicati come la richiesta di aiuto alla mafia per sopravvivere durante la crisi che aveva fatto chiudere i club in favore dei locali per strip-tease.
Maresco lavora su più registri: documentario biografico, indagine storica, giornalismo d’assalto. Il montaggio è ad alto contenuto di senso per gli accostamenti spiazzanti e la cura dei brani musicali. E c’è anche un giallo: l’episodio oscuro del suo presunto arresto per spionaggio in Indonesia. Un film insomma che ha il duplice pregio di valorizzare un grande musicista senza indulgere in un ritratto oleografico e di offrire molteplici spunti di riflessione.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
jazz
La 25esima edizione del festival austriaco dedicato al jazz e alla musica improvvisata
jazz
Programma variegato e tanto pubblico per la 46a edizione del festival, la seconda diretta da Joe Lovano
jazz
Il pianista israeliano protagonista di un intenso concerto in solo al Piacenza Jazz Fest