Dialogo di opposti
Matthew Shipp e Günter "Baby" Sommer si incontrano a Pavia
Recensione
jazz
La terza serata di "Dialoghi Jazz per Due" è stata l'occasione per gustare un duo inedito, Matthew Shipp e Günther "Baby" Sommer, artisti accomunati dal gusto per l'improvvisazione libera, ma differenti per approccio e per carattere. Shipp, musicista afroamericano, pacato e introverso, è catturato completamente dal suo strumento. Con gli occhi chiusi esplora la tastiera disegnando turbini melodici e linee oscillanti. Il suo stile mostra un tocco deciso alla Cecil Taylor, echi di Stravinskij nella sistematica elaborazione degli accenti e un uso di ostinati ritmici che simulano i loop dell'elettronica.
Al contrario, Sommer, figura storica del jazz tedesco, è un artista eccentrico, carismatico e dal look ricercato: baffi lunghi, pizzetto stretto e la proverbiale camicia bianca in stile rinascimentale. Noto per le sue esperienze con gli improvvisatori estremi europei, ha sempre dimostrato una particolare attenzione per la ricerca timbrica attraverso l'utilizzo di gong, campane tubolari, tamburi etnici, percossi con bacchette, spazzole, stracci e mani. Sul palco ride, urla, finge di lucidare i piatti e di spazzolare il pianoforte, avvicinando l'esibizione ad una performance teatrale, dove anche il gesto musicale si carica di significato.
Nonostante queste divergenze, i due riescono a trovare una mutua sintonia condividendo la stessa curiosità e la stessa voglia di stupirsi. L'esibizione prevede una serie di improvvisazioni libere, giocate sullo sviluppo dinamico e sull'ascolto reciproco, dalla quale emergono accenni di standard (come "Take the 'A' Train"). La serata si conclude con un energetico magma finale che sorprende e contagia il numeroso pubblico intervenuto.
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