Poeti del jazz italiano
Il festival cagliaritano Forma e Poesia nel Jazz con Petrella, Guidi e Bearzatti
Recensione
jazz
Il 20, 21 e 22 aprile la ricca rassegna cagliaritana “Forma e Poesia nel Jazz” è entrata nel vivo (terminerà il 7 maggio) con un trittico di concerti all’insegna del miglior jazz italiano. Mercoledì 20 un gradito ritorno in Sardegna, quello di Don Moye, a completare un quartetto con Sandro Satta al contralto, Nicola Muresu al contrabbasso e Giorgio Murtas alla chitarra: un set, nonostante la presenza dello storico percussionista dell’Art Ensemble, non del tutto a fuoco, illuminato qua e là dagli interventi sempre ispirati di un Sandro Satta in ottima forma; inoltre i riferimenti testuali/poetici connessi all’articolazione e composizione dei brani in programma non sono stati esplicitati, vanificando il tentativo di comprendere le linee guida del “progetto”. Giovedì 21 un folto pubblico (tale da portare gli organizzatori a “raddoppiare” il concerto in due differenti orari, alle 19 e alle 21) ha applaudito il duo Gianluca Petrella (trombone) - Giovanni Guidi (pianoforte). Malgrado un febbre influenzale lo strepitoso Petrella è stato assoluto protagonista, assecondato da un Guidi puntuale nel rispondere colpo su colpo sul piano di un’interazione, così ci è parsa, ancora perfettibile. Se di Petrella ha convinto pienamente quella resa viscerale o delicata, irriverente o lirica del materiali di partenza, di Guidi piace il personalissimo tocco, tenue e deciso, nonchè la capacità di respirare insieme alla musica misurando con sottilissima perizia il rapporto tra elementi predefiniti e apporto estemporaneo. Guidi è pianista dalle grandi doti, eppure lasciano un po’ interdetti quei reiterati episodi di gusto post jarrettiano - per dirla scherzosamente con Mario Gamba: "all’acqua di Colonia" - che già si erano sentiti nel suo solo all’ultimo Time in Jazz di Berchidda; poi, per svisarci un po’, ecco una squassante scorribanda tayloriana a tutta tastiera e un fulmineo passaggio trasversalmente blues à la Paul Bley. Alcuni intoppi di tipo tecnico hanno ritardato l’inizio, Venerdì 22, del concerto clou dell’intera rassegna: Francesco Bearzatti e il suo Tinissima quartet alle prese con le musiche dell’eccellente "X, Suite for Malcolm", cd pluripremiato nel 2010. Il rodatissimo gruppo, forte di un incontenibile e spiritato Giovanni Falzone alla tromba e di un formidabile Zeno De Rossi alla batteria, ha offerto una performance concitata, condotta sulle coordinate di una stringente narrazione a pannelli: dall’accorata polivocità di "Prologue- Hard Time" alla sequenza disco-bop di "Cotton Club", passando per il salmodiante "Betrayal" e il notevole, policromo "Prince of Crime" è messa in scena una drammaturgia di sicuro impatto, forte di una scrittura di valore e di una resa live a tratti soverchiante.
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