Emblematico, rigoroso, libero: Charles Lloyd
Il quartetto del sassofonista chiude Vivere Jazz Festival 2011
Recensione
jazz
Non poteva chiudere nel modo migliore Vivere Jazz Festival 2011. Il New Quartet di Charles Lloyd , sul palco del Teatro Romano di Fiesole, si è infatti confermato una delle formazioni più coinvolgenti in circolazione. Il sassofonista, flautista e compositore americano rappresenta, dagli anni Settanta, uno dei percorsi artistici più emblematici, con le sue escursioni nella musica commerciale, ma anche coerenti e rigorosi nelle tracce del jazz contemporaneo. Un linguaggio, il suo, non classificabile, libero, espressionista, che si muove tra un free controllato, sapori folklorici e meditazioni coltraniane. Appena imbocca il tarogato, dal suono fascinoso e caldo, con un fraseggio frastagliato, sinuoso, Lloyd introduce in una specie di rito, tensione emotiva che il gruppo manterrà alla grande per tutto il concerto. Formazione che si muove con grande agilità creativa, senza autoreferenzialità, percorsa da una precisa idea musicale. Ampio uso del vibrato , sia al tenore che al flauto, lirismi astratti, lunghi ostinati, ricerca di sovracuti, Lloyd si muove, alla sua età, ancora con una freschezza esecutiva insospettabile, che trasmette puro piacere di suonare. Scenari liberi ma anche cura estrema degli equilibri nei brevi nuclei ritmici collettivi dal retrogusto bop. Il vecchio e saggio Lloyd non ha nemmeno perso il vizio di attorniarsi di talenti. Jason Moran, Eric Harland e Reuben Rogers rappresentano il fior fiore del nuovo panorama statunitense. Harland è batterista elegante e scoppiettante, mai banale, sempre alla ricerca di soluzioni rischiose. Rogers dal sound denso e corposo esalta l’architettura ritmica del quartetto. La tastiera di Moran è dissonante, trasognata, anche straordinariamente concreta nel giocare da controcanto ai guizzi del leader.
Interpreti: Charles Lloyd: tenore, flauto, tarogato; Jason Moran: pianoforte; Eric Harland: batteria; Reuben Rogers: contrabbasso.
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