La festa del bluegrass
A Genova con Red Wine String Band e Doyle Lawson & Quicksilver
Recensione
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Nel 1978 Doyle Lawson, eccellente mandolinista di estrazione bluegrass, nonché vocalist di primo piano nella tradizione dei quartetti vocali di bluegrass gospel fondò negli Usa la sua prima vera formazione, i Quicksilver. Più o meno nello stesso periodo, a Genova, nasceva per volontà di Silvio Ferretti (banjoista e storico dello strumento) e Beppe Gambetta la Red Wine String Band. Oltre un trentennio dopo, con inevitabili avvicendamenti d'organico e un'amicizia che s'è fatta sempre più stretta le due band sono sempre qui. Nel segno della stessa, raffinata musicalità applicata ad una formula stilistica, quella del bluegrass, che ha bisogno di molto cuore per non sembrare solo parata di incredibile virtuosismo strumentale. Molti gli ospiti, nazionali e no, che la Red Wine String Band, protagonista del primo set, ha schierato sul palco genovese del Teatro della Gioventù: piace ricordare qui l'asciutta compostezza del fraseggio di Paolo Bonfanti alla chitarra elettrica, che a lungo è stato “chitarrista di panchina” per la Red Wine. Seconda parte tutta per Doyle Lawson, classe 1944, una trentina di incisioni all'attivo, assente dalle nostre scene dall'83. È un settetto di impressionante potenza e duttilità l'attuale incarnazione dei Quicksilver: con menzione d'obbligo per il poetico funambolismo di Josh Swift alla dobro, la stupefacente tecnica del giovanissimo Jessie Baker al banjo, il ficcante, aggressivo fraseggio solistico del leader. Velocità estreme, affiatamento quasi telepatico: è quanto è lecito attendersi da un gruppo campione del genere. È per questo, forse, che la parte più bella e toccante del set è quella riservata alle quattro voci armonizzate sul bluegrass gospel. Arte rara.
Note: Le foto a corredo sono di Paolo Catalano
Interpreti: Red Wine String Band, Doyle Lawson & Quicksilver
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