Bollani vs. Zappa
L'omaggio al musicista americano ha aperto l'edizione 2011 di Bergamo Jazz
Recensione
jazz
Debutta al Teatro Donizetti di Bergamo l’ultimo progetto di Stefano Bollani, chiamato ad inaugurare la tre giorni del jazz festival cittadino. Dopo il recente successo nella rilettura delle pagine gershwiniane, il poliedrico pianista si è gettato anima e corpo nella musica di un altro “compositore” americano del Novecento, Frank Zappa, la cui attitudine a fare proprie musiche tra loro diversissime era pari al talento del pianista toscano, vulcanico quanto onnivoro. Da Zappa Bollani non soltanto prende il titolo per lo spettacolo ("Sheik Yer Zappa") ed i brani che interpreta e arrangia per il suo nuovo all-stars quintet, ma prova anche a fare propria la verve iconoclasta e corrosiva che ha animato la poetica del musicista di Baltimora lungo tutta la sua carriera. Il progetto alterna momenti di grande interesse a situazioni più sfilacciate e discontinue, che ancora richiedono una messa a punto dell’insieme. Sempre stimolanti sono le armonie e le improvvisazioni del vibrafono del chicagoano Jason Adasiewicz, cui Bollani lascia giustamente ampio spazio; straordinaria la batteria di Jim Black, le polimetrie in alto nel cielo ed il groove saldamente ancorato a terra; viceversa, non è apparso sempre in sintonia con gli stimoli del gruppo il contrabbasso di Larry Grenadier, nonostante l’enorme talento, ed a tratti decisamente defilati sono stati gli interventi del trombone di Josh Roseman. Il leader, malgrado nei suoi gesti - non solo quelli sonori - certa critica sociale di Zappa inclini verso un più genuinamente goliardico gusto per lo sberleffo, quando sovrintende al meglio alla sua appassionata esuberanza sfodera passi di autentica gioia musicale: su tutti una "Peaches en regalia" in piano solo, affrontata quasi fosse una fantasia, o una parafrasi lisztiana.
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