Metheny, fusion a Lecce

Torna Jazz in Puglia e festeggia l'undicesima edizione con il chitarrista americano

Recensione
jazz
Jazz in Puglia Lecce
19 Luglio 2010
Dopo dieci anni Pat Metheny ritorna nel Salento. Nel 2000 si era esibito in quartetto con il compianto Michael Brecker e l'anno prima in trio con Bill Stewart e Larry Grenadier. L'occasione è sempre stata quella di Jazz in Puglia. Il festival, dopo uno stop forzato di due anni, ha voluto puntare per il suo ritorno su un grande evento: la prima volta in Terra d'Otranto del Pat Metheny Group. L'organico, però, era quello del quartetto con gli storici compagni Lyle Mays (piano e synth), Steve Rodby (contrabbasso) e il messicano Antonio Sanchez (batteria), entrato nel gruppo nel 2002. Mancavano dunque percussioni, voci e fiati, che avrebbero probabilmente stuzzicato di più la pigra adrenalina del pubblico leccese. Assenze a parte, la piazza quasi del tutto piena ha accolto il repertorio che ha portato al successo il Group nel periodo d'oro, tra gli anni Ottanta e Novanta. Tra la personalissima fusion e un morbido tocco di latin jazz, nel parterre non sono comunque mancati entusiasmi a tratti vibranti e palpabili. Tra i momenti più emozionali e attraenti "Are you going with me", "Songs from Bilbao" e gli assoli alla chitarra synth con cui Metheny ha provocato e risolto al meglio forti tensioni melodiche e timbriche. Il pubblico incantato e senza fiato di quei momenti dimostra la propensione del chitarrista del Missouri alle atmosfere impressionistiche. Disattenta invece la platea sui pezzi più intimisti e lenti. Per questo, probabilmente, il musicista ha deciso all'ultimo momento di non esibirsi con la sua chitarra Pikasso a quarantadue corde, preferendo continuare con i pezzi più energici della scaletta. Giusta scelta, visto che il risultato è stato alla fine un buon concerto anche se non ai livelli del Pat Metheny Group dei migliori anni.

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