Jarrett è in vena
Il pianista con il suo trio a Roma si mostra generoso
Recensione
jazz
La scelta di celebrare un evento di tal fatta nell’accogliente e ben climatizzata Sala S. Cecilia è motivo di gaudio collettivo, visto l’ammorbante calura che attanaglia Roma. Platea e gallerie sono ben gremite ed il pubblico ha ben poco tempo da attendere prima che sia dato annuncio dell’imminente inizio, con tutte le avvertenze che contraddistinguono Keith Jarrett: niente riprese e niente foto. Avvertenze che si ripeteranno prima dell’inizio del secondo set, con una “velata” minaccia di rinforzo: nel caso di trasgressione all’imperativo ordine, non sarà concesso alcun bis. Poco dopo le 20 Jarrett, camicia rossa e occhiali da sole, Peacock e Dejohnnette iniziano a liberare il loro vocabolario musicale annichilendo l’attento, competente e rispettoso parterre. Jarrett è in gran spolvero e non si risparmia nel dar voce – alla sua maniera – alla canzone americana e standard, con ritardi, appoggiature di quarte e seconde, anticipi e con il suo moto perpetuo che lo porta ad alzarsi in piedi, ondeggiare, lanciare urletti nei momenti di maggiore tensione. È sereno, tanto che all’inizio del secondo set va a prendersi da solo l’asciugamano dimenticato dagli assistenti di palco. Una serenità invasiva che gli consente di ben palesare la sua esecuzione dinamica ed il suo gusto per la variazione melodica. Il consolidato trio funziona a meraviglia: Dejohnette disegna, soprattutto con i piatti, le dinamiche, rendendo il ritmo del tutto implicito, grazie alla sua arte combinatoria, naturale unione di suoni e ritmi. Peacock è un collante melodico dal suono aspro, con acuti rotondi e note prolungate. Il pianista di Allentown suona di gusto per circa novanta minuti divisi in due parti. Concede due bis all’ottimo pubblico romano (in verità, accorso da tutto il centro-sud) e trova il tempo anche per gigioneggiare con l’asciugamano simulando d’essere un cameriere. È sufficiente attendere alla sue giuste disposizioni per ottenere il meglio di Jarrett, sia dal punto di vista artistico che umano.
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