La leggerezza di Cables
Il pianista americano in concerto a Palermo incanta il pubblico
Recensione
jazz
Ricordate [i]Le Lezioni Americane[/i]? Se Calvino fosse stato appassionato di jazz, avrebbe di certo celebrato Cables quale campione di “leggerezza”.
È la chiave di lettura di un set superbo, sviluppatosi nel segno di una squisita musicalità. Una lezione di jazz da parte del sessantacinquenne pianista statunitense, che incarna la figura del “musician’s musician”: artista di nicchia, ammirato per lo più da colleghi e ristrette schiere di palati sopraffini. Una prova di grande eleganza, condotta con swing e souplesse per far apparire semplice e naturale ciò che facile in realtà non è: la ha sostanziata una maestria tecnica che rifugge da virtuosismi compiaciuti, per porsi al servizio dell’interplay e della comunicazione. Insomma, una quintessenza della raffinatezza armonica che si è insinuata nel pubblico come una fragorosa freccia di Cupido. Da parte del leader niente divismo e giochi gigioneschi; solo armonizzazioni sontuose per costruzioni melodiche accattivanti, illuminate da un contagioso feeling blues. A far da comune denominatore, la rara capacità di stabilire con i brani interpretati un rapporto intimo e confidenziale, per scavare a fondo dentro le radici ritmico-armoniche ed infondervi nuova luce. Come valore aggiunto, una vibrante espressività che sembra riassumere l’essenza del jazz: comunicativa, swing, capacità di trasmettere profonde emozioni, racchiusi nell’attimo irripetibile di aforistici giochi pianistici.
L’atmosfera calda e confidenziale del Blue Brass ha fatto il resto, favorendo il fraseggio rilassato e colloquiale del leader nel padroneggiare immortali standard e sue composizioni originali. Un artista poco esposto mediaticamente, ma dalla musicalità autenticamente profonda.
Interpreti: George Cables (pianoforte); Giuseppe Costa (contrabbasso); Fabrizio Giambanco (batteria)
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