A Bruxelles il caffè è meticcio
30.000 presenze per l'apertura della ventesima edizione di Couleur Café
Recensione
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Si è aperto venerdi 26 giugno a Bruxelles il Festival Couleur Café, grande festa belga della musica “meticcia", accompagnata dalla consueta enfasi sui nonni lituani, le zie rom, gli antenati pakistani dei musicisti in scena e, di conseguenza, sulla loro abitudine di coniugare tradizioni, generi e stili - quasi che la mescolanza e l’ibridazione in musica non fossero pratica corrente e non risalissero alla notte dei tempi. Ma Couleur Café non è un trattato di musicologia, è una festa e una serie di concerti. Dopo l’apertura con i ben noti Amadou & Mariam, la serata ha avuto il suo momento più vibrante con il concerto di Ayo, che grazie a una voce ricca di mille sfumature ha saputo muoversi con maestria in un repertorio dalle ispirazioni più diverse (folk, soul, reggae, pop africano). Ne è nato un concerto elegante e suggestivo, nell’entusiasmo del pubblico che Ayo ha saputo accattivarsi da showgirl consumata. Le ha fatto seguito un Ben Harper piuttosto sconcertante: si sa che Harper, anche con il nuovo sodalizio con i Relentless7, si è volto verso le sonorità del rock americano, operazione legittima; ma in questo concerto ha prodotto un sound confuso, spesso indecifrabile, con scelte tecniche poco convincenti. Tanto che parte del pubblico ha preferito migrare, dopo la rituale mezz’ora di performance “esclusiva” accordata a ogni musicista, verso le ritrovate sonorità arabe di Khaled, che non è certo una voce nuova, ma sicuramente resta un grande trascinatore. Tra i nomi meno noti, in evidenza la forza entusiasta di NNekka, con il suo reggae-hip hop ritmico e coinvolgente, Kezia Jones che ha ripreso parte del suo “Nigerian Wood”, e Ziggi, cantante reggae olandese ma cresciuto, come da copione, ai Caraibi.
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