Smontare il pop
Lo spirito rock dei Bad Plus fa cantare la platea del Blue Note di Milano
Recensione
jazz
"Comfortably Numb" dei Pink Floyd, il crescendo parossistico della ritmica, i vocalizzi di Wendy Lewis, l’hook melodico che strappa l’applauso. È la conclusione della performance dei Bad Plus, jazz trio di Minneapolis, al Blue Note di Milano, e l’apprezzamento della platea - che non scatta al termine di un giro di assoli, ma, piuttosto, dopo l’esposizione del tema, il rivelarsi della linea melodica o il finale giubilatorio dell’hit-single - la dice lunga sull’attitudine rock della musica del piano-jazz trio di Minneapolis, e sulla sua ricezione. Standard pop o brani originali giocano con le stesse carte: articolati ostinati ritmici, strumentati a puntino, tessono la trama intricata su cui al saggio pianoforte “essenzialista” di Ethan Iverson piace alternare veloci moduli ripetitivi a più lenti fraseggi in block-chord, singolari, benché d’inventiva a tratti corriva. Suo alter-ego è l’agilissimo contrabbasso di Reid Anderson, al contempo deuteragonista ritmico dell’ipercinetica batteria di David King, un Vernell Fournier in rotta di collisione con Sunny Murray: inesauribile la sua ricerca su timbri e pulsazione, vivificata da litoti ed ellissi temporali.
Nel perseguire la discontinuità di metri, divisioni ed accenti, all’interno del perpetuum mobile di un beat inderogabile, le “cover” di Stravinsky e Ligeti funzionano a meraviglia, nonostante l’insistenza sulla reiterazione, a discapito dello sviluppo, lasci la musica nel pericolo di avvilupparsi su stessa. E la formula mostra via via la corda sui brani lenti, quando il tactus pungente non si pone più a principale motivo d’interesse. Ma allora giunge in soccorso la voce della Lewis, ed ecco la platea subito riunita - potere inclusivo del riconoscimento - a canticchiare la straniante "Heart of gold" di Neil Young, o la trascinante "New Year’s Day" degli U2.
Interpreti: Ethan Iverson, piano Reid Anderson, contrabbasso David King, batteria Wendy Lewis, voce (special guest)
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
jazz
Stefano Battaglia e Mirco Mariottini chiudono ParmaJazz Frontiere
jazz
Pat Metheny è sempre lui: lo abbiamo ascoltato dal vivo a Madrid
jazz
La sessantunesima edizione della rassegna berlinese tra “passato, presente, futuro”