Il jazzista del verbo
Amiri Baraka inaugura la prima edizione del festival di Botticino
Recensione
jazz
Amiri Baraka e Andrea Pazienza: sono stati loro i protagonisti "storici" della serata d’apertura del Botticino Jazz Festival, a due passi da Brescia. Il disegnatore italiano nell’omaggio dedicatogli dal quartetto del pianista Corrado Guarino: coeso nelle strutture elaborate ed ispirato nel “musicare” le illustrazioni del fumettista, illuminate con particolare risalto da Guido Bombardieri, sassofonista ancora troppo poco noto. L’artista africano-americano in seno al suo ultimo quartetto, che allinea i sax di Darryl Foster, il pianoforte di Dave Burrell ed il contrabbasso di William Parker. E se tra i due protagonisti si volesse cercare un denominatore comune, questo potrebbe trovarsi nel totale rispecchiarsi delle loro vite nella propria opera, senza compromessi. Un’assoluta dedizione che permette alle immagini di Pazienza di stagliarsi ancora perfettamente vive nell’immaginario contemporaneo, a vent’anni dalla scomparsa, ed all’opera poetica di Baraka, settuagenario, di toccare i nervi scoperti della società americana. A più di 40 anni dalla October Revolution in Jazz, l’ottobre di Botticino, nelle parole di apertura dell’anziano “uomo di blues”, riconquistata la propria sensibilità politica, indica in Barak Obama l’ultima chance democratica, lasciando al reading di cinque lunghe poesie la peculiare declinazione delle istanze sociali e culturali. I sopratitoli della traduzione non rendono però un buon servizio alle liriche graffianti: fuori sincrono, distolgono l’attenzione dalla verve recitativa (meglio sarebbe stato fornire i testi in un programma di sala). E così la musica, temi noti in un’interpretazione esornativa, che non riesce mai a risalire da mero sottofondo al libero pensiero del poeta, che canti di Luther King o Fidel Castro, di Ku Klux Klan o James Brown.
Interpreti: Amiri Baraka: voce e recitazione; Darryl Foster: sax tenore e soprano; Dave Burrell: pianoforte; William Parker: contrabbasso.
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