Una "Melancholia" di troppo

A Palais Garnier va in scena la "prima" mondiale di "Melancholia", opera commissionata appositamente al compositore austriaco Georg Friedrich Hass su libretto del norvegese Jon Fosse. Ispirata alla vita del pittore Lars Hertervig (1830-1902), l'opera ruota interamente intorno al dramma, tanto privato quanto sociale, dell'artista, in conflitto pernne con se stesso e con la società. Bravissimi gli interpreti. Eccessivamente convenzionale l'opera.

Otto Katzameier e Melanie Walz (foto B. Uhlig / Opéra National de Paris)
Otto Katzameier e Melanie Walz (foto B. Uhlig / Opéra National de Paris)
Recensione
classica
Opéra Garnier Parigi
Georg Friedrich Haas
09 Giugno 2008
Un pubblico entusiasta ha salutato la "prima" mondiale di "Melancholia" a Palais Garnier. La presenza di Pierre Boulez, proprio tra gli spettatori, era certo più che un caso. Per il libretto scritto in tedesco, il norvegese Jon Fosse ha rimaneggiato il suo proprio romanzo "Melancholia" che si ispira, con grande libertà poetica, alla vita del pittore Lars Hertervig (1830-1902). L'artista, tormentato dalla sua angoscia, è l'eroe di quest’opera: la paura di non essere un pittore valido, la coscienza di essere diverso dagli altri, e in fondo il più dotato di tutti. A questi travagli, si aggiungono spezzoni di vita privata, inevitabilmente in conflitto con lo statuto sciale dell’artista: l’amore per la borghese Helene a cui si oppone la famiglia di lei. Insomma, Hertervig incarna l’eroe romantico di cui sembra portarsi dietro tutti i cliché. Un libretto che sa tanto di “déjà lu”. La regia di Stanislas Nordey va all’essenziale, forse fin troppo: tutto è ridotto ad un'opposizione tra l’artista (in bianco) e la società brutta e cattiva (in nero). Sarà proprio il nero (ovviamente) a sopraffare. L’austriaco Georg Friedrich Haas (nato nel 1953), a cui l’Opéra national de Paris ha commissionato appositamente l’opera, si inserisce nella tradizione spettrale. L’elemento più innovativo è la concezione del coro: dodici elementi, fissi su scena, che dialogano con l’artista in una scrittura che lasciava risuonare il contrappunto che Haas ha a lungo insegnato nella sua città natale, Graz. La delusione di un certo accademismo è stata almeno in parte riscattata dagli interpreti, tutti bravissimi. Segnaliamo almeno il drammaticissimo Otto Katzameier (Lars) e l’eterea, quasi immateriale, Melanie Walz (Helene). Il Klangforum Wien sotto la direzione di Emilio Pomarico è stato strepitoso.

Interpreti: Otto Katzameier (Lars), Melanie Walz (Helene), Johannes Schmidt (Herr Winckelmann), Ruth Weber (Frau Winckelmann), Daniel Gloger (Alfred), Annette Elster (Kellnerin), Martyn Hill (Bodom).

Regia: Stanislas Nordey

Scene: Emmanuel Clolus

Costumi: Raoul Fernandez

Orchestra: Klangforum Wien

Direttore: Emilio Pomarico

Coro: Vokalensemble Nova

Luci: Philippe Berthomé

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