Un "Don Giovanni" alla corte di Lully

Va in scena "Don Giovanni" al festival di Radio France-Montpellier. Per il direttore d'orchestra francese Hervé Niquet è la prima volta che si cimenta con un'opera di Mozart. Non tutto convince. A cominciare da un'intesa traballante tra l'orchestra, Le concert spirituel, e i cantanti. Gioca sulle immagini il regista Jean-Paul Scarpitta che però non si occupa troppo della direzione dei cantanti.

Recensione
classica
Festival de Radio France et Montpellier Montpellier
Wolfgang Amadeus Mozart
20 Luglio 2007
Mai si era cimentato con Mozart. E per la sua "prima volta" si è imbattuto con "Don Giovanni". Hervé Niquet, fine interprete della tradizione francese da Lully in poi, non ha scelto una sfida facile. Sceglie tempi molto rapidi, sin dall'ouverture e poi avanti per l'intera opera. Il fantasma di Minkowski, altro adepta delle scelte agogiche estreme, pare aggirarsi. Il discorso musicale manca a volte di respiri e precipita. I recitativi sono le prime vittime, ma anche i pezzi chiusi non ne escono indenni. Niquet vuole proporre un Mozart anti-romantico, punto di arrivo della tradizione settecentesca e non punto di partenza di quella ottocentesca. Un direttore forgiato dal barocco avrebbe certo molto da dire. Ma non tutto convince. Interessante l'attenzione per i fiati, novità del linguaggio mozartiano. Peccato che spesso soffochino gli archi. Per altro, una partitura irta di trabocchetti ritmici come quella di "Don Giovanni" crea non poche difficoltà al Concert Spirituel. E i problemi d'insieme tra la fossa e il palcoscenico affiorano per tutto lo spettacolo. Brilla il Don Giovanni dell'italo-americano Franco Pomponi. Che ha il "physique du rôle" per riuscire. Non forza mai Pomponi che, quando può, predilige i pianissimi in cui eccelle. Anche nei piani si muove benissimo Cyril Auvity, perfetto prodotto della scuola di canto di tradizione barocca francese che immancabilmente può sorprendere alle prese con Don Ottavio. Inoltre ricorderemo le prestazioni di Raffaella Milanesi (Donna Anna) e quelle di Anna Kasyan (Zerlina). La concezione registica di Jean-Paul Scarpitta impone immagini efficaci come quelle dei fumetti: in bianco (le nozze di Zerlina e Masetto) o in nero (gli inferi con demoni-ballerini). Visualmente convince. Ma la direzione dei cantanti non è sempre chiara.

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