Parkinson e musica
Cantare mentalmente aiuta i malati di Parkinson a camminare meglio
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Uno studio della Mie University School of Medicine di Tsu in Giappone, firmato dai ricercatori Japan Masayuki Satoh Shigeki Kuzuhara, suggerisce che i disturbi della deambulazione nei parkinsoniani possano essere migliorati con la musicoterapia, e più semplicemente istruendo i malati a cantare mentalmente una canzone di riferimento. I malati di Parkinson devono fronteggiare quotidianamente la difficoltà di un corpo che non risponde in modo coerente alla loro volontà, non solo per effetto del classico tremore ma anche per via di disturbi più o meno pronunciati nella deambulazione. Lo studio, condotto su 8 pazienti con Parkinson di grado moderato, si è rivelato un vero successo tanto che i pazienti hanno imparato a utilizzare questo sistema nella vita di tutti i giorni per migliorare la loro andatura.
Il risultato è stato raggiunto per gradini progressivi, prima invitando pazienti ad ascoltare una canzone ben ritmata, poi a battere il ritmo con le mani, poi a cantare e battere il ritmo fino ad arrivare a cantare mentalmente camminando. Gli scienziati ritengono che l'azione della canzone sia dovuta alla componente ritmica che agisce sulle strutture cerebrali denominate "gangli della base". «Queste strutture servono in tutte quelle azioni dove sia necessaria una programmazione motoria - spiega Luisa Lopez della Fondazione Pierfranco e Luisa Mariani (fondazione-mariani.org)- che nel Parkinson sono danneggiate. Il ritmo della canzone cantata mentalmente senza dubbio esercita un'azione regolatrice su queste strutture». Lo studio è stato ripreso sul numero odierno di Neuromusic News, la newsletter della Fondazione Mariani che è diventata in questi anni il punto di riferimento italiano e mondiale per gli studi su musica e cervello, ed è stato pubblicato sulla rivista scientifica European Neurology. Rappresenta la prima prova scientifica di un metodo empirico da tempo utilizzato dai terapisti per migliorare la deambulazione nei Parkinsoniani, che utilizzava stimoli visivi e uditivi come strisce sul pavimento o l'uso di un metronomo. Questo metodo ha l'evidente vantaggio di basarsi piuttosto sulla sollecitazione di un ritmo interno, e di essere facilmente sperimentabile dalla maggior parte dei pazienti.
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