Umbria Jazz 5 | Festa di compleanno
Herbie Hancock e Chick Corea in esclusiva - e i numeri di UJ 2013
Recensione
jazz
Inaspettata e gradita è la presenza, sul palco del S. Giuliana, di Stefano Bollani ad annunciare il concerto più importante di UJ, sottolineando come i due protagonisti, Chick Corea e Herbie Hancock, siano insieme per la prima volta a Perugia in esclusiva mondiale proprio per il quarantennale del festival. Che il direttore artistico Carlo Pagnotta stesse cercando di costruire un grande evento si era già capito fin dall’inizio, da quando hanno cominciato a trapelare le prime notizie durante le grandi manovre per celebrare il compleanno. Ma nessuno avrebbe mai pensato ai due colossi - Hancock e Corea - insieme. I due pianisti hanno presentato un live acustico sulla scia degli incontri che si sono realizzati dal 1978 in poi. Un loro tour fu documentato da due famosi lp, di cui uno doppio dal titolo An Evening With Herbie Hancock & Chick Corea Live in Concert. Da allora si sono esibiti insieme solo in altre tre occasioni: nel 1979 in Olanda, nel 1987 in Giappone e l’ultima nel 2011, al Blue Note di New York, in occasione del settantesimo compleanno di Corea.
Le prime note sono dense e l’intesa non deve essere cercata: i due motori sono già accesi e si preannuncia un viaggio in prima classe. Al di là del suono, è un linguaggio di sguardi e gesti che li porta subito all'affiatamento – e si intuisce che quello del S. Giuliana resterà un live memorabile.
In questo primo set si percepiscono temi meno noti, dove l’improvvisazione si avvolge di una composizione colta e quasi classica. La tecnica dei due pianisti fa largo uso della dinamica e di sperimentazione, valorizzando le varie possibilità sonore del pianoforte, come il pizzicare le corde o percuotere la cassa armonica.
È un inizio che richiede molta attenzione da parte del pubblico. La loro è una conversazione non tanto lirica e mistica, ma speculativa, dialettica. Mentre la musica procede serrata, Herbie e Chick, come li chiama Pagnotta, si scrutano, si divertono, sullo stile di motivi a loro noti, ma poi ripercorrono nuove linee melodiche, si rincorrono, si ricongiungono. L’improvvisazione lascia spazio anche a nuove rivisitazioni, tra gli arpeggi velocissimi di Corea e i ricchi movimenti armonici di Hancock. I due si muovono su un orizzonte comune che nel corso del concerto rendono sempre più ampio, fino a far partecipare il pubblico intero.
Quello del duo Hancock/Corea sarà ricordato anche per il doppio bis, con una poetica versione di “Spain” di Corea, tratta da My Spanish Hearth del 1976, e che i due suonano e canticchiano divertiti insieme al pubblico, cui segue nel secondo bis “Cantaloupe Island”, di Hancock, scritta nel 1964 e contenuta in Empyrean Isles. E – probabilmente - anche il nuovo incontro del 2013 di Corea e Hancock sarà documentato con un cd….
La serata conclusiva di Umbria Jazz 2013 è stata dedicata interamente al Brasile con Gal Costa e Gilberto Gil, sul palco con due formazioni distinte. I due artisti sono entrambi nativi di Salvador de Bahia, e questo è già sufficiente per delinearne un background musicale simile: Bahia è la regione più “africana” del Brasile, patria di ritmi e riti magici del continente nero, intrecciati in modo singolare alla cultura cattolica. Ma il Brasile è anche dove oggi la musica trova una stimolante ed esplosiva produzione e “modificazione genetica”.
Ad aprire la prima parte del concerto è stata Gal Costa accompagnata da Domenico Lancellotti alla batteria, Bruno di Lullo al basso e al violino, e Pedro Baby alla chitarra e al violino. In un vorticoso e avvolgente repertorio dominato dalla sua possente voce, con cui ha ripercorso i momenti più salienti della sua carriera artistica.
Nell’altro set Gilberto Gil, insieme a Sergio Chiavazzoli alla chitarra, Arthur Maia al basso, Jorge Gomes alla batteria e zabumba, Erivaldo Oliveira alla fisarmonica, Gustavo di Dalva alle percussioni Nicholas Krassik, ha regalato oltre due ore di intensa musica con chiari riferimenti al mondo popolare brasiliano, dal samba postmoderno innestato di rock reggae e di influenze africane, fino ai suoi capolavori più recenti.
I numeri di UJ per i suoi 40 anni. In 10 giorni di festival si sono esibiti circa 330 artisti, in 250 concerti tra palchi, teatri e palazzi storici. Tutto per un incasso di oltre 1 milione di euro per circa 35.000 paganti, con un incremento di oltre il 20% rispetto all’edizione del 2012. Grande successo all’Arena Santa Giuliana per i concerti del main stage, che hanno totalizzato oltre 30 mila biglietti. Il Teatro Morlacchi, dedicato al jazz più “ortodosso”, ha totalizzato oltre 5 mila spettatori. Incremento di pubblico anche per l’inedito spazio di Palazzo della Penna, dedicato a nuove forme sonore vicine all’elettronica e alle contaminazioni tra i vari generi musicali. Non più una sorpresa il successo travolgente del dj set di Ralf il 12 luglio in piazza IV Novembre, che ha richiamato circa 10 mila persone nel centro storico medievale fino a tarda notte.
Questo primo bilancio della manifestazione è stato annunciato nel corso di una conferenza stampa dal direttore artistico Carlo Pagnotta insieme a Stefano Mazzoni della Fondazione UJ, il presidente della Regione Umbria Marini, l’assessore della Provincia di Perugia Donatella Porzi, il sindaco del Comune di Perugia Wladimiro Boccali. In coro hanno ribadito l’urgenza e l’importanza di sostenere la manifestazione, che è ormai divenuta una linfa culturale ed economica capace di promuovere l’Umbria e l’Italia nel Mondo. La presidente della Regione Marini ha inoltre sottolineato la formula vincente di una manifestazione che ha saputo negli anni crescere fino a diventare un punto di riferimento a livello mondiale. «Il futuro di UJ - ha aggiunto la Marini - può e deve contare sulle istituzioni», e ha annunciato che formalizzerà una lettera al Consiglio dei Ministri «per evidenziare l’alto valore culturale di una manifestazione che è stata scelta di rappresentare l’Italia nel mondo e poi ignorata tra i beneficiari della contribuzione pubblica da parte del Ministero». Mentre Carlo Pagnotta ha ricordato come molte siano state le manifestazioni musicali in Italia costrette a chiudere per mancanza sia di fondi sia di spettatori. Umbria Jazz, in controtendenza come sempre, ha invece dimostrato di contare sulle proprie capacità e ha visto crescere i suoi fan di anno in anno.
Le prime note sono dense e l’intesa non deve essere cercata: i due motori sono già accesi e si preannuncia un viaggio in prima classe. Al di là del suono, è un linguaggio di sguardi e gesti che li porta subito all'affiatamento – e si intuisce che quello del S. Giuliana resterà un live memorabile.
In questo primo set si percepiscono temi meno noti, dove l’improvvisazione si avvolge di una composizione colta e quasi classica. La tecnica dei due pianisti fa largo uso della dinamica e di sperimentazione, valorizzando le varie possibilità sonore del pianoforte, come il pizzicare le corde o percuotere la cassa armonica.
È un inizio che richiede molta attenzione da parte del pubblico. La loro è una conversazione non tanto lirica e mistica, ma speculativa, dialettica. Mentre la musica procede serrata, Herbie e Chick, come li chiama Pagnotta, si scrutano, si divertono, sullo stile di motivi a loro noti, ma poi ripercorrono nuove linee melodiche, si rincorrono, si ricongiungono. L’improvvisazione lascia spazio anche a nuove rivisitazioni, tra gli arpeggi velocissimi di Corea e i ricchi movimenti armonici di Hancock. I due si muovono su un orizzonte comune che nel corso del concerto rendono sempre più ampio, fino a far partecipare il pubblico intero.
Quello del duo Hancock/Corea sarà ricordato anche per il doppio bis, con una poetica versione di “Spain” di Corea, tratta da My Spanish Hearth del 1976, e che i due suonano e canticchiano divertiti insieme al pubblico, cui segue nel secondo bis “Cantaloupe Island”, di Hancock, scritta nel 1964 e contenuta in Empyrean Isles. E – probabilmente - anche il nuovo incontro del 2013 di Corea e Hancock sarà documentato con un cd….
La serata conclusiva di Umbria Jazz 2013 è stata dedicata interamente al Brasile con Gal Costa e Gilberto Gil, sul palco con due formazioni distinte. I due artisti sono entrambi nativi di Salvador de Bahia, e questo è già sufficiente per delinearne un background musicale simile: Bahia è la regione più “africana” del Brasile, patria di ritmi e riti magici del continente nero, intrecciati in modo singolare alla cultura cattolica. Ma il Brasile è anche dove oggi la musica trova una stimolante ed esplosiva produzione e “modificazione genetica”.
Ad aprire la prima parte del concerto è stata Gal Costa accompagnata da Domenico Lancellotti alla batteria, Bruno di Lullo al basso e al violino, e Pedro Baby alla chitarra e al violino. In un vorticoso e avvolgente repertorio dominato dalla sua possente voce, con cui ha ripercorso i momenti più salienti della sua carriera artistica.
Nell’altro set Gilberto Gil, insieme a Sergio Chiavazzoli alla chitarra, Arthur Maia al basso, Jorge Gomes alla batteria e zabumba, Erivaldo Oliveira alla fisarmonica, Gustavo di Dalva alle percussioni Nicholas Krassik, ha regalato oltre due ore di intensa musica con chiari riferimenti al mondo popolare brasiliano, dal samba postmoderno innestato di rock reggae e di influenze africane, fino ai suoi capolavori più recenti.
I numeri di UJ per i suoi 40 anni. In 10 giorni di festival si sono esibiti circa 330 artisti, in 250 concerti tra palchi, teatri e palazzi storici. Tutto per un incasso di oltre 1 milione di euro per circa 35.000 paganti, con un incremento di oltre il 20% rispetto all’edizione del 2012. Grande successo all’Arena Santa Giuliana per i concerti del main stage, che hanno totalizzato oltre 30 mila biglietti. Il Teatro Morlacchi, dedicato al jazz più “ortodosso”, ha totalizzato oltre 5 mila spettatori. Incremento di pubblico anche per l’inedito spazio di Palazzo della Penna, dedicato a nuove forme sonore vicine all’elettronica e alle contaminazioni tra i vari generi musicali. Non più una sorpresa il successo travolgente del dj set di Ralf il 12 luglio in piazza IV Novembre, che ha richiamato circa 10 mila persone nel centro storico medievale fino a tarda notte.
Questo primo bilancio della manifestazione è stato annunciato nel corso di una conferenza stampa dal direttore artistico Carlo Pagnotta insieme a Stefano Mazzoni della Fondazione UJ, il presidente della Regione Umbria Marini, l’assessore della Provincia di Perugia Donatella Porzi, il sindaco del Comune di Perugia Wladimiro Boccali. In coro hanno ribadito l’urgenza e l’importanza di sostenere la manifestazione, che è ormai divenuta una linfa culturale ed economica capace di promuovere l’Umbria e l’Italia nel Mondo. La presidente della Regione Marini ha inoltre sottolineato la formula vincente di una manifestazione che ha saputo negli anni crescere fino a diventare un punto di riferimento a livello mondiale. «Il futuro di UJ - ha aggiunto la Marini - può e deve contare sulle istituzioni», e ha annunciato che formalizzerà una lettera al Consiglio dei Ministri «per evidenziare l’alto valore culturale di una manifestazione che è stata scelta di rappresentare l’Italia nel mondo e poi ignorata tra i beneficiari della contribuzione pubblica da parte del Ministero». Mentre Carlo Pagnotta ha ricordato come molte siano state le manifestazioni musicali in Italia costrette a chiudere per mancanza sia di fondi sia di spettatori. Umbria Jazz, in controtendenza come sempre, ha invece dimostrato di contare sulle proprie capacità e ha visto crescere i suoi fan di anno in anno.
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