Sheila Jordan, compleanno al Blue Note

Festa per gli 84 anni nel locale di New York

Recensione
jazz
Non sono molti i jazzisti che possono salire sul palco canticchiando allegramente «Ho 84 anni!». Ma se il tuo nome è Sheila Jordan e quegli anni li hai trascorsi per gran parte con i padri del jazz (e più avanti con qualcuno dei figli e dei nipoti), puoi fare questo e molto altro.

Il concerto in coppia con Steve Kuhn al Blue Note di New York è stato una festa di compleanno (Sheila Jordan è nata Detroit il 18 novembre del 1928) celebrato da molti amici e allievi di quella che oggi è una delle più amate signore del jazz. Va detto che, all’appellativo di “Jazz Lady”, lei ha sempre preferito quello di “Jazz Child”: la ragazzina che ride e scorrazza allegramente tra i grandi, li ascolta e va in giro a raccontare le loro storie.

Quelle storie, molto spesso, sono dei blues. E lei ci canta intorno pezzi della sua vita, come fa da anni, improvvisando i testi. Sono storie personali, divertenti, ironiche. Steve Kuhn le colora con brevi dettagli, da buon vecchio amico, di quelli che sanno bene come va a finire e ti fanno da spalla per raccontarla meglio.

Immagine rimossa.

“Dat There”, “All or Nothing at All”, “Pent-Up House” (con un suo testo divertentissimo e un’improvvisazione giocata interamente sul nome di Sonny Rollins, autore del pezzo) riempiono la serata insieme con una lunga improvvisazione di Kuhn, che gioca fra numerosi standard, e una specie di omaggio a sorpresa: Sheila ha offerto il suo microfono a chi volesse salire sul palco, e un minuto dopo una bella fila di persone era davanti a lei, pronta a improvvisare il testo di un blues, come lei insegna. Solo che ognuno ci ha messo dentro il suo ringraziamento a lei, il suo tributo alle sue lezioni e alla sua voglia di condividere. Poi, per chiudere in bellezza, c’è anche la torta con le candeline. E ancora musica, scat e tanta energia.

In fondo quell’84 è solo un numero.

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