Il Traffic delle occasioni

De Gregori vs. Vasco Brondi al festival torinese

Recensione
pop
Si è concluso il Traffic 2011, con conferme importanti: le ottantamila persone stimate in Piazza San Carlo per le prime due serate (la terza, sabato, non fosse stata interrotta da un uragano avrebbe segnato un risultato anche migliore) dimostrano come il festival, quando ritorna in città, sia amato e coccolato dai torinesi. Conferme artistiche, anche, per un programma che ha saputo coniugare con intelligenza vacche magre e 150 anni, selezionando giovani leoni e vecchie glorie del rock italiano e della canzone d’autore in un percorso anch’esso d’autore, che avvicinava cantautori/cantori del proprio tempo come De Gregori e Vasco Brondi - Le Luci della Centrale Elettrica, o arrabbiati come Edoardo Bennato e Il Teatro degli Orrori.

Ma la scoperta è vecchia quanto i dischi in gommalacca: la politica dei duetti, a volte funziona, a volte no, e - come alle elezioni - due forze quando si sommano spesso rendono meno della somma del loro singolo valore sulla carta. Così è stato per la serata di giovedì, dove Vasco Brondi e Cristina Donà si sono associati in un paio di episodi al “principe” De Gregori. Meno problematica è stata la coppia De Gregori-Donà, soprattutto perché la Cristina, oltre che ottima autrice, è una grande voce che sa trovare il suo spazio. I momenti De Gregori - Brondi, invece, sono riusciti a mostrare i limiti di entrambi, pur partendo da un presupposto giusto: c’è molto di De Gregori in Brondi, soprattutto per quell’approccio ellittico al racconto nelle canzoni e quello sguardo "clinico" sulla propria contemporaneità; i due, insomma, parlano una lingua simile.
Un peccato, dunque, non si siano trovati: Le Luci della Centrale Elettrica («La Centrale Elettrica», dice De Gregori) avevano dimostrato ancora una volta, nel loro set, di essere una delle cose più fresche capitate al mondo manierista della canzone d’autore. Ma Brondi non è un cantante dotato; vederlo prestarsi a cantare un pezzo così democristiano come “Viva l’Italia”, e per giunta male, senza nemmeno riuscire a farlo “alla Brondi”, lo conferma fuori posto e non gli rende onore.
Un’occasione mancata, ma non solo per colpa di Vasco. De Gregori – mettiamo le mani avanti - è autore di canzoni indimenticabili, ma band talvolta non brillantissime e la scelta di arrangiare ogni canzone uguale all’altra (chitarra col chorus, cassa insieme alla batteria, un solista che svaria) rendono le sue esibizioni noiose per i fan non integralisti. Come dire: De Gregori è De Gregori ormai da anni. Sarebbe stato più utile a tutti, De Gregori compreso, sentire lui cantare “La lotta armata al bar”, e non Brondi “Viva l’Italia”.

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