Band in Taiwan | 1
Verso il meeting internazionale delle bande musicali, a Chiayi
Recensione
world
"È come il Giappone, ma più vecchio", spiega un giornalista. La modernità occidentale di Taiwan, fatta di neon illeggibili e di architetture difficili da decifrare, - in fondo un po' opaca; con un qualcosa della decadenza delle metropoli mediorientali e, pare (non ho modo di confutare) un riflesso sbiadito, ma non meno affascinante, di quelle asiatiche. Sarà la foschia di calore che avvolge Taipei anche nelle giornate limpide, che abbassa il cielo e ricopre tutto di una luce grigiastra e uniforme, giallo ocra al tramonto. O lo smog, che antichizza anche i palazzi più nuovi. O ancora, il ronzio elettrico di condizionatori che fa da pedale in ogni momento.
I tempi in cui guai a chiamarlo Taiwan - ROC, Republic Of China, e nient'altro - sono passati ormai, così come quelli in cui - a spiegarmelo è nientemeno che il ministro della cultura - per arrivare a Shangai da Taipei bisognava far scalo a Hong Kong. Ora i cinesi - gli altri, quelli della People's Republic of China - si stanno riprendendo l'isola con il turismo. Sono dappertutto, spiega la nostra guida, e sono facilmente riconoscibili per il loro accento peculiare (ci fidiamo) e per il loro comportamento "diversamente educato" (un po' come gli italiani all'estero insomma). Non li amano follemente; e in particolare in questo 2011, anno del centenario della fondazione della Repubblica. Il loro anniversario, diversamente dal nostro centocinquantesimo, sembra puntare di più a portare il mondo a scoprire le innegabili bellezze dell'isola: le celebrazioni sono partite a gennaio, e si concluderanno con il World Design Expo in autunno. In mezzo, il main event musicale: il meeting della World Association of Symphony Bands and Ensembles, e il festival internazionale delle bande musicali a Chiayi, nel centro-sud. Ma prima di lasciare Taipei per il festival, e scoprire quale sia il ruolo delle bande musicali in tutto questo, ci si accontenta - musicalmente parlando - del poco che offre il paesaggio sonoro dell'isola, e che conferma la grande confusione oriente-occidente del paesaggio visivo. Così al Longshan Temple, il più grande di Taipei, la musica rituale si mescola con una "Per Elisa" monofonica sparata da un camioncino, un ristorante thailandese trasmette unicamente video degli Abba a rotazione, e nei bar i teen idols locali (il Taiwan pop va alla grande in Cina, pare) alternano canzoni in cinese con classici sixties and seventies. Ascoltare "Sha La La La" cantata da un band taiwanese in un pub-ristorante italiano che si chiama "Calgary" è un'esperienza che consigliamo agli amanti della world music, qualunque cosa essa sia.
I tempi in cui guai a chiamarlo Taiwan - ROC, Republic Of China, e nient'altro - sono passati ormai, così come quelli in cui - a spiegarmelo è nientemeno che il ministro della cultura - per arrivare a Shangai da Taipei bisognava far scalo a Hong Kong. Ora i cinesi - gli altri, quelli della People's Republic of China - si stanno riprendendo l'isola con il turismo. Sono dappertutto, spiega la nostra guida, e sono facilmente riconoscibili per il loro accento peculiare (ci fidiamo) e per il loro comportamento "diversamente educato" (un po' come gli italiani all'estero insomma). Non li amano follemente; e in particolare in questo 2011, anno del centenario della fondazione della Repubblica. Il loro anniversario, diversamente dal nostro centocinquantesimo, sembra puntare di più a portare il mondo a scoprire le innegabili bellezze dell'isola: le celebrazioni sono partite a gennaio, e si concluderanno con il World Design Expo in autunno. In mezzo, il main event musicale: il meeting della World Association of Symphony Bands and Ensembles, e il festival internazionale delle bande musicali a Chiayi, nel centro-sud. Ma prima di lasciare Taipei per il festival, e scoprire quale sia il ruolo delle bande musicali in tutto questo, ci si accontenta - musicalmente parlando - del poco che offre il paesaggio sonoro dell'isola, e che conferma la grande confusione oriente-occidente del paesaggio visivo. Così al Longshan Temple, il più grande di Taipei, la musica rituale si mescola con una "Per Elisa" monofonica sparata da un camioncino, un ristorante thailandese trasmette unicamente video degli Abba a rotazione, e nei bar i teen idols locali (il Taiwan pop va alla grande in Cina, pare) alternano canzoni in cinese con classici sixties and seventies. Ascoltare "Sha La La La" cantata da un band taiwanese in un pub-ristorante italiano che si chiama "Calgary" è un'esperienza che consigliamo agli amanti della world music, qualunque cosa essa sia.
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