Lo dice la Vanoni

diario del 1° luglio

Recensione
jazz
L’ex Seminario di Cuglieri è immenso. Pare siano circa 35.000 mq di pavimento e di coperto anche se le volte del porticato che si affacciano sul cortile sono state dipinte di finto legno e non si capisce perché quando l’architettura degli anni Venti è austera e utilizza la pietra locale. Progettato dall’ingegnere Giuseppe Momo nel 1925, fu inaugurato nel 1927. Fosse così anche oggi per le opere pubbliche… I Gesuiti facevano le cose sul serio. Perché l’architettura si rifà a forme neoromaniche ispirate alle altre architetture medioevali della Sardegna quando nessuno si sognava di dipingere la pietra per farne legno e viceversa.
Ornella Vanoni è arrivata da qualche giorno e alloggia all’Hotel La baia di Santa Caterina di Pittinuri da dove si ha una delle viste più belle della Sardegna. Potresti essere ai Caraibi. Anzi no, sei in Sardegna e scopri che questa è più bella dei Caraibi e Ornella lo sa e questa sera canta come non mai perché è in Sardegna e non altrove. La voce è quella di una ragazzina. Si incrina quando canta “I get along without you very well” resa famosa da Billie Holiday e Chet Baker ed è a loro che va il nostro pensiero proseguendo con una “My Funny Valentine” da accapponare la pelle. Non è un anniversario quello di questa magica sera ma un po’ sì. È l’anniversario di un nostro incontro di tanti anni fa. Lei lo racconta con leggerezza e la gente è divertita. «Ero al Tangram di Milano e ad un tratto è entrato un trombettista sardo con i capelli arruffati, vestito non si sa come, che si è seduto su una sedia con le gambe attorcigliate». Mi dedica “Se fosse vero” tratto dal cd “Argilla” e io a mia volta la dedico mentalmente a Beppe Quirici, produttore discografico di Fossati e De Andrè che se n’è andato troppo presto.
Cuglieri è mobilitata da giorni per il concerto di questa sera. Arriva un’ora del tardo pomeriggio che ci sono più Associazioni di volontariato che tecnici e musicisti. Ci sono gli Alpini con le piume vere sul cappello, i Garibaldini come l’altra sera non mi ricordo più dove, la Croce Rossa, i semplici volontari. Tutti si danno un gran da fare ma il problema è che noi si pensava che nel cortile dell’ex Seminario ci fosse un prato per fare sedere la gente e invece no e le sedie che il Comune ha preparato solo qualche decina e stasera ci saranno qualche migliaia di persone ed è così.
Le persone che non hanno posto a sedere rimangono in piedi ma sono contente lo stesso. Non capita tutti i giorni di potere vedere e sentire Ornella Vanoni a due passi e senza grandi palchi con grandi luci e grandi scene ma con invece un palchetto e grandi luci e grandi scene inventate all’ultima ora dai nostri tecnici che sparano il concerto sul muro dell’ex Seminario ed illuminano i leggii con delle vecchie lampade bianche da ufficio.
Anche oggi la corrente che utilizziamo è la nostra e ne andiamo fieri. Entrando a sinistra si è posizionato Antonio Leggeri con Carla per vendere i cd e le magliette della Cooperativa di Mantova CHV e lo staff della Cantina Contini di Cabras che questa sera ci sponsorizza anche se io, alla fine del concerto, mi scordo clamorosamente di parlarne e poi chiedo scusa per un quarto d’ora in tutte le lingue possibili.
Contini ha non solo un ottimo vino ma fa delle bottiglie curatissime che sembrano delle opere d’arte. Segno questo di creatività e di puntigliosità nel seguire il prodotto. Segno di distinzione importante che ti riporta a bere meglio e a scoprire dietro quel vino una filosofia che è anche la nostra.

Al pomeriggio proviamo in una saletta senza microfoni e senza amplificazione. L’ultimo concerto assieme ad Ornella risale forse al 2004 anche se non ne sono certo. Dopo abbiamo fatto delle cose in studio ma mai dal vivo mentre il cd “Argilla”, quello prodotto da Beppe Quirici, è del 1997. Sono passati quindici anni di musica. Con i ragazzi dei Devil e con Nicola Oliva che è il chitarrista di Ornella lavoriamo sui brani nuovi del suo repertorio, sugli standard del jazz e sui classici di Tenco oltre alla suite brasiliana che Ornella interpreta da anni e che tutti conoscono. Ci mettiamo il problema che sia un concerto troppo triste ma sappiamo che verrà intervallato da un paio di brani dei Devil e, per appunto, dalla suite brasiliana che triste non è nonostante sia intrisa di “saudades”. Alle 21,30 la gente è veramente tanta. Non sappiamo quanta è ma diverse migliaia di persone si sono accalcate dentro e fuori il cortile. Un gazebo per la vendita della birra sa che non bisogna fare chiasso. Promettono che non ne faranno e mi invitano una Ichnusa, anzi due.
Stasera il concerto è dedicato all’Associazione GoFAR che si occupa del progetto di ricerca scientifica contro l'Atassia di Friedreich, una temibile malattia genetica degenerativa che costringe chi ne è affetto alla totale immobilità e può compromettere vista, udito e parola, pur lasciando completamente intatte le facoltà intellettive. È Titti, in carrozzella come sua sorella, ad occuparsi di tutto ed io lo annuncio dal palco perché l’occasione è ghiotta per parlare di una malattia degenerativa che pressoché nessuno conosce. Titti l’ho conosciuta qualche anno quando la malattia era all’origine e ieri mi ha fatto impressione constatare in modo così evidente la degenerazione dell’atassia di Friedreich che ha un nome apparentemente bello quanto orrendo è il suo subdolo insinuarsi nei corpi.
È anche questo lo spirito di “!50” e domani mattina saremo alla Piccola Casa della Provvidenza detta anche “Cottolengo” di Bosa dove ci sono 25 persone alle quali, ancora una volta, la vita non ha riservato fortuna. Ornella è felice ed emozionata e lo sono anch’io. Canta da Dio e racconta come solo lei sa fare. È l’idolo di Stefano Bagnoli, il nostro batterista che suona come un mago e sorride per tutta la sera perché quello era il suo sogno e io l’ho detto ad Ornella e anche lui glielo ha detto. “Rossetto e cioccolata” stempera l’austerità del luogo ma non prima di avere dedicato alla Sardegna una strofa della Corsicana a voce spiegata e poi “Vedrai vedrai” che non era in scaletta.
«Non siete gente normale voi sardi - dice Ornella -, per questo vi amo».

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