Arrivederci o addio?

Bologna e il l'affaire Suoni dal Mondo

Recensione
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Quali sono i criteri che decidono della sopravvivenza di un festival musicale? Verrebbe da pensare all’apprezzamento del pubblico e della critica, al costo, all’originalità della proposta, al prestigio delle istituzioni che lo promuovono, e cose di questo genere. E invece no. Un bell’esempio è Suoni dal mondo, festival di musica etnica promosso dal Dipartimento Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna, che si è tenuto nel capoluogo emiliano a partire dal 1990 e che nelle prime edizioni ha proposto musicisti del calibro di Farafina, Nusrat Fateh Ali Khan, Taraf de Haidouks, l’Opera di Pechino, Giora Feidman e il Teatro Kathakali (pescando a caso). Non che gli ultimi anni siano stati più avari; tra i più noti ricordo Ivo Papasov, i Taraf da Metropolitana, Djivan Gasparyan e Suleyman Erguner.
Concerti sempre esauriti, anche quando la sede principale era la grande Multisala, seminari affollatissimi (già, questa era un’altra bella caratteristica del festival), convegni organizzati dall’Università di Bologna con i massimi esponenti della ricerca etnomusicologica. Il festival, che per otto concerti all’anno pesava sulle finanze pubbliche quanto altrove si spende per una serata, ha perso ogni finanziamento tranne quello della regione Emilia Romagna, insufficiente però da solo a permetterne lo svolgimento. Dissolti nel nulla i contributi del Comune, dell’Università, inattingibili per questioni legate al funzionamento dei bandi i finanziamenti europei che hanno permesso la realizzazione della ricchissima XIX edizione.
Esemplare l’atteggiamento del Ministero: riduzione del già esiguo contributo, condizionato peraltro all’aumento del numero dei concerti (da otto a dieci) e alla richiesta che sei gruppi su dieci fossero italiani. Richiesta assai bizzarra per un festival che si chiama – appunto - Suoni dal Mondo. Condizioni irricevibili, che una volta accolte avrebbero del tutto snaturato il carattere della manifestazione.
E così il direttore artistico Nico Staiti cercherà di offrire il festival ad altre regioni, amministrazioni locali e sponsor privati che siano in grado di coglierne il valore e lo spirito. Bologna perderà il suo festival, nonostante sia stato per vent’anni uno dei momenti più significativi della sua vita musicale. Un’occasione in meno per un vero confronto di culture, scambio di conoscenze, superamento di barriere che anche l’industria dello spettacolo spesso contribuisce a costruire. Per chi volesse farsi un’idea di ciò che Suoni del mondo ha proposto in recenti edizioni ci sono due box di due e tre cd usciti per Ermitage. Prezzo contenutissimo, registrazioni di qualità e ottimo apparato critico nelle note che accompagnano l’edizione. Arrivederci o addio?


Il coro bulgaro Bistrishki babi a Suoni dal Mondo 2008

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