The Caretaker
Everywhere at the End of Time (Stage 1)
History Always Favours The Winners
Di che si tratta, è presto detto: musiche d’epoca – quelle della scena citata del film di Kubrick – restituite al presente come ricordi deformati. Kirby riproduce dischi a 78 giri di quei tempi, in genere di jazz orchestrale, senza nasconderne fruscii e scricchiolii, eventualmente tagliandone e cucendone, o isolandone, porzioni. L’effetto è straniante. A maggior ragione se si considera il concept che sottende il progetto: una ricognizione sull’idea stessa di memoria e dei modi nei quali essa subisce le ingiurie dell’invecchiamento.
L’album del 2005, quarto della serie, si concentrava ad esempio sull’amnesia anterograda, laddove An Empty Bliss… era ispirato invece alle conseguenze dell’Alzheimer. Il nuovo lavoro costituisce il capitolo iniziale di un ciclo di sei in cui culmina l’impresa: l’intenzione è di documentare gli stadi progressivi della demenza, sino alla morte (che nel caso specifico corrisponde alla soppressione dell’alter ego dell’autore). Con cadenza semestrale, di qui al marzo 2019, arriveranno i cinque episodi successivi (chi acquista questo si abbona all’intero pacchetto: vedete su thecaretaker.bandcamp.com).
Coerentemente a tali premesse, la “prima fase” di Everywhere at the End of Time offre un repertorio musicale fatto di originali in definitiva integri, benché in “bassa fedeltà”, come sono le reminiscenze quando ancora la malattia degenerativa non si è manifestata compiutamente. Kirby lo descrive così: “Il sogno a occhi aperti di una persona anziana”.
Nell’insieme, tanto è ambiziosa, l’opera meriterebbe ovviamente rispetto e attenzione, tuttavia anche l’ascoltatore distratto potrà trarne beneficio: difficile trovare un migliore arredo sonoro da mettersi in casa.