Una casa per ICAMus
Al Palazzo della Musica di Prato le collezioni, la ricerca e le attività musicali dell’associazione dedicata alla musica degli Stati Uniti
L’imponente archivio di ICAMus (International Center for American Music) ha trovato una sede in cui trasferirsi al più presto: il Palazzo della Musica di Prato, in cui hanno già sede la scuola di musica comunale “Giuseppe Verdi”, l’emittente radiofonica Rete Toscana Classica, la Camerata Strumentale di Prato, la biblioteca musicale “Luciano Bettarini”. Intanto arriveranno i pezzi che sono ancora negli USA, ma una volta completata l’operazione avremo a Prato un centro per la musica statunitense che probabilmente sarà il più ricco fuori dagli USA.
E’ un approdo importante per l’associazione fondata nel 2002 dalla studiosa fiorentina Aloma Bardi, che ne è la presidente. ICAMus è un’associazione dall’alto profilo accademico per quanto riguarda gli specialisti, statunitensi e italiani, che hanno fatto o fanno tuttora parte del consiglio direttivo (citiamo almeno gli italiani Gianfranco Vinay e Marcello Piras). La sua attività si propone di investire tutti gli aspetti dello studio, dell’esecuzione e della didattica (fra cui i corsi specialistici tenuti da Aloma Bardi dal 2006 al 2011 presso il Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo dell’Università degli Studi di Firenze), in collaborazione con studiosi, scuole, conservatori e altre istituzioni culturali e concertistiche, in Italia e in Europa. ICAMus finora ha trovato una collocazione per le proprie iniziative in loco in stagioni concertistiche come quelle del Lyceum di Firenze, e nelle università statunitensi che hanno una propria sede a Firenze e dintorni, ma indubbiamente anche la sala da concerti del Palazzo della Musica si rivelerà utile.
Tra gli eventi recenti promossi da ICAMus ricordiamo almeno il bellissimo concerto del 18 aprile a Firenze nella sala del Lyceum in Palazzo Adami Lami, “Sperimentazione musicale nel Nuovo Mondo”, introdotto da Aloma Bardi, in cui il Trio Moderno Italiano (Alberto Bologni violino, Fausto Bombardieri percussioni, Carlo Palese pianoforte) ha eseguito pezzi di Charles Ives (Sonata n. 4 per violino e pianoforte “Children’s Day at the Camp Meeting”, 1914-1916), Henry Cowell (Set of Five per violino, percussioni e pianoforte, 1952), Alan Hovhaness (Five Invocations to Vahakn per violino e pianoforte, 1946), Lou Harrison (Varied Trio per violino, percussioni e pianoforte, 1986-1987). Un’antologia di settant’anni di musica molto efficace per ricostruire idealmente le linee di fondo di una cultura musicale così diversa e originale rispetto alla musica europea, tra le memorie religiose dei convegni protestanti in Ives e le fresche ed eleganti timbriche e modalità di costruzione dei pezzi di Cowell e Harrison, tocchi protominimalistici all’insegna degli incantesimi della ripetizione e del tintinnare di xilofono e celesta (Cowell), ma anche una composita rumoristica percussiva fusa con un’idea neoclassica o neobarocca di suite (Harrison); in tutti questi pezzi, una lieta e non condizionata libertà creativa, che sembra rispecchiare l’assoluta assenza dei divieti e delle negazioni, quanto dell’ossessione costruttivistica, caratteristici di tanta Nuova Musica europea.
Fra le pubblicazioni e le esecuzioni promosse da ICAMmus a partire dal 2003, troviamo tutti i grandi classici del Novecento, da Charles Ives con la prima edizione critica dei Songs e alcuni concerti comprensivi anche della presentazione di fonti manoscritte, come la prima versione (1920) della Concord Sonata; un’ampia ricognizione della musica vocale statunitense con cicli a tema, come le poesie di Emily Dickinson messe in musica da Aaron Copland e una selezione di altri compositori precedentemente mai eseguiti in Europa (Arthur Farwell, Ernst Bacon, Leo Smit, Lee Hoiby, Lori Laitman), operazione che poi ha riguardato l’altro grande poeta dell’Ottocento americano, Walt Whitman, compresa la prima esecuzione assoluta del ciclo del compositore Marc Blitzstein Nine Walt Whitman Songs (1925-1928) alla Scuola di Musica di Fiesole, sede dove sono stati proposti anche i Songs di George Gershwin in un’edizione che integrava nuove fonti finora non considerate.
Si è formato nel frattempo in questi vent’anni un archivio imponente, che consta attualmente di circa diecimila pezzi fra edizioni musicali, repertori e riviste musicologiche, manoscritti, epistolari, documentazione audio, donazioni di altri archivi da compositori o loro eredi e da collezionisti. Segnaliamo almeno il fondo Alberto Bimboni, compositore e direttore d’orchestra italo-americano, ricordato in particolare per Winona, l’opera a soggetto nativo-americano composta nel 1915-1918; e la collezione offerta dallo studioso e collezionista afroamericano Bill Doggett, una miscellanea di antichità fra spartiti, dischi a 78 giri, opuscoli. E c’è anche un harmonium di antiquariato particolarmente adatto all’esecuzione di musica ottocentesca classica, religiosa e popolare (come ad esempio le celebri canzoni di Stephen Collins Foster). Con ciò ci colleghiamo ad un altro orizzonte di ricerca: ICAMus vuole proiettare verso il passato la sua indagine, guardando al patrimonio della Early American Music risalente a prima della Guerra Civile del 1862 – 1865, e a tutte le fonti che possono essere utili. Per tutte le notizie e informazioni: info@icamus.org, http://www.icamus.org/
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