Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, un 2026 fra certezze e azzardo
Presentato dal sovrintendente Carlo Fuortes il programma 2026, compresa l’ottantottesima edizione del festival del Maggio (dal 19 aprile).

Il cartellone del 2026 del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino è stato presentato il 30 giugno, ma oramai da molti mesi diamo notizia sul GdM, dopo un lungo e travagliato periodo di crisi, dei risultati del Teatro del Maggio in termini di spettacoli e concerti di qualità, che in realtà non erano mancati anche prima, ma soprattutto di un ritrovato rapporto con il pubblico e con il territorio, che non sembra messo in crisi neanche dalle previste contestazioni di una parte del pubblico di fronte a messinscene divisive, o pretese tali, come la recente Aida firmata da Damiano Michieletto, di cui abbiamo riferito. L’esperienza di sovrintendente di Carlo Fuortes ha fruttato un bilancio tornato positivo e un teatro più frequentato di quanto avvenisse prima, ed è stata anche accompagnata dalla buona fortuna: era difficile da prevedere, infatti, almeno dall’esterno, la vicenda della mancata nomina scaligera di Daniele Gatti, ed è questo che ha riportato a Firenze questo direttore di grande calibro, che già era riuscito negli anni recenti qui trascorsi da direttore principale a stabilire un rapporto ottimo con il pubblico e che ora (a partire dal 19 aprile 2026, data d’inizio del Festival del Maggio musicale fiorentino) ritorna per un altro triennio da direttore musicale, carica che prevede con ogni evidenza un maggior coinvolgimento nella programmazione e nelle scelte di fondo della fondazione fiorentina. Gatti nel 2026 proporrà due cicli concertistici dedicati rispettivamente alle sinfonie di Beethoven (giugno – luglio) e a quelle di Mendelssohn (novembre – dicembre) con in coda l’oratorio Elias. Anche il direttore onorario Zubin Mehta sarà molto presente nella stagione sinfonica con cinque concerti, con due appuntamenti beethoveniani, la Missa Solemnis il 3 aprile e il 29 aprile, giorno del suo novantesimo compleanno, la Nona con Jessica Pratt, Szilvia Voros, Ian Koziara, Simon Lim come quartetto solista, ma si dedicherà anche a Mozart e al diletto Mahler di cui dirigerà Il canto della Terra nel corso del festival e la Seconda, “Resurrezione”, a settembre.
E’ un cartellone concertistico dove troviamo bacchette di fama come Rustioni, Netopil, Mariotti, Myung-Whun Chung, Rousset, Noseda, ma anche direttori emergenti e/o sulla cresta dell’onda, o che hanno dato buona prova di sé nelle precedenti stagioni, come Diego Ceretta che nel corso del festival proporrà un programma beethoveniano alla testa dell’Ort e con il coro del Maggio (9 giugno). E se il programma è nel complesso molto “classico”, non mancano stimoli diversi e diversamente destinati, per il pubblico che vuole tenersi aggiornato sulle nuove tendenze interpretative e nuovi protagonisti, e per un ipotizzato pubblico più sensibile agli influssi dei media. Due versanti per cui citiamo almeno il concerto del lanciatissimo Teodor Currentzis con la sua musicAeterna Orchestra in Der Ring ohne Worte, la sintesi sinfonica della tetralogia wagneriana (13 febbraio), e i due concerti che a settembre vedranno protagonista Drusilla Foer in un programma diretto da Salvatore Percacciolo in cui il richiamo particolare è costituito da Pierino e il Lupo con la Foer voce recitante (il 10), mentre il secondo, dedicato alle colonne sonore hollywoodiane (King Kong, Fronte del porto, Viale del tramonto) con lo specialista Timothy Brock sul podio, che poi proporrà alcune canzoni di Kurt Weill interpretate dalla Foer.
Un programma che nel complesso ci sembra ispirato da un misurato eclettismo che rispetta le attese del pubblico degli aficionados, ma si apre anche ad altre curiosità.
Fra nuove produzioni, riprese e importazioni da altri teatri, le opere sono Tosca, il dittico Pagliacci - Cavalleria Rusticana, Il castello di Barbablù di Bartok associato a La voix humaine di Poulenc, The Death of Klinghoffer di John Adams - titolo inaugurale del Festival - Un ballo in maschera, Giulio Cesare, Wozzeck, la novità Romanzo criminale di Nicola Piovani, Simon Boccanegra, Les contes d’Hoffmann.
Prima di scendere nel dettaglio, cominciamo dal difficile, e richiamiamo quanto affermato da Fuortes nella conferenza stampa di presentazione del cartellone 2026: il teatro d’opera deve saper essere anche frattura e forse azzardo. Senza dubbio lo è, proponendo come titolo d’apertura del festival un nuovo allestimento di La morte di Klinghoffer di John Adams (1991), opera rievocante la tragica vicenda del sequestro della nave Achille Lauro da parte di un gruppo di terroristi palestinesi e dell’uccisione del turista Leon Klinghoffer, e non c’è bisogno di sottolineare come nella situazione di oggi inscenare da un diverso punto di vista il conflitto per eccellenza degli ultimi decenni sia un rischio, forse un rischio calcolato. La regìa è di Luca Guadagnino, per la prima volta al Maggio, sul podio uno specialista della musica di John Adams, Lawrence Renes, nel cast Marina Comparato, Levent Bakirci, Andreas Mattersberger, Jeremy Carpenter, Laurent Nauri, Katarina Dalayman.
Rifacendoci dall’inizio, la stagione lirica inizia l’11 gennaio con la ripresa della bella Tosca vista l’anno scorso, con la regìa di Massimo Popolizio, sul podio Michele Gamba, nel cast Chiara Isotton, Tosca (tornerà anche per Un ballo in maschera), Vincenzo Costanzo, Cavaradossi, Alexey Markov, Scarpia. Viene poi dal 22 febbraio il dittico Pagliacci – Cavalleria (in quest’ordine) in un allestimento dell’Opera di Amsterdam con una firma registica importante, Robert Carsen, che promette una rilettura in chiave di “teatro nel teatro” coinvolgente a quanto pare anche gli spettatori. Riccardo Frizza sul podio, nei due cast Corinne Winters, Nedda, Brian Jadge, Canio, Martina Belli, Santuzza, Vesselina Kasarova, mamma Lucia. Segue dal 14 marzo un altro abbinamento, Il castello di Barbablù, di Bela Bartok, e La voix humaine di Francis Poulenc in un allestimento realizzato in coproduzione con il Tiroler Festpiele Erl, regia di Claus Guth che segna così il suo debutto al Maggio, sul podio il giovane direttore ungherese Martin Rajna, nel cast segnaliamo Anna Caterina Antonacci protagonista in Poulenc.
Arriva poi il 19 aprile il festival con The Death of Klinghoffer di cui si è già detto. La seconda opera in programma durante il Festival, dal 12 maggio, è Un ballo in maschera, nuovo allestimento, con la regia di Valentina Carrasco e un interessante debutto come direttore d’opera per il giovane Emmanuel Tjeknavorian, vincitore del premio Abbiati 2025 come miglior direttore d’orchestra, attualmente il direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Milano. In scena Antonio Poli, Riccardo, Chiara Isotton, Amelia, Ariun Gambaatar, Renato, Ksenia Dudnikova, Ulrica. Il terzo titolo del festival è il Giulio Cesare di Händel, dal 14 giugno, allestimento dell’Opera di Montecarlo che segna il ritorno a Firenze di Gianluca Capuano come direttore haendeliano dopo L’Alcina di due Maggi fa, la regia è di Davide Livermore che proporrà la rilettura della trama nel contesto di una crociera sul Nilo che immaginiamo pensato sulla scia di Agatha Christie. Il Giulio Cesare come si sa è opera da tre controtenori, e qui avremo Raffaele Pe come Giulio Cesare, Nicolò Balducci come Sesto Pompeo e Filippo Mineccia come Tolomeo, e poi Fleur Barron, Cornelia, e Mariangela Sicilia, Cleopatra.
In settembre, dal 27, arriva il Wozzeck di Alban Berg in un allestimento proveniente dal Covent Garden, con la regìa di Deborah Warner e lo stesso cast del Covent Garden, Anja Kampe (Marie), Wolfgang Koch (Wozzeck), Peter Hoare (Il Capitano), Clive Bayley (Il Dottore), con la direzione di Thomas Guggeis che dopo il festeggiato concerto sinfonico diretto recentemente al Maggio 2025 dirigerà qui la sua prima opera. Si arriva poi ad una novità commissionata dal Teatro del Maggio e da Musica per Roma, Romanzo criminale (dal 23 ottobre) tratto dal best seller di Giancarlo de Cataldo che ha già generato un film e due serie televisive. La sfida è quella di sempre della drammaturgia musicale, trasformare un testo letterario o di teatro parlato in una cosa diversa e regolata da codici diversi, ma in questo caso si parte, forse più che dal romanzo, dalla sua reincarnazione filmica e soprattutto televisiva, ben più profondamente radicata nell’immaginario del pubblico e con problemi diversi, forse più pesanti, rispetto a quando Donizetti, Verdi e Puccini “trasformavano” Scott, Hugo, Dumas, Murger, Belasco. La partitura è composta da Nicola Piovani che dirigerà anche l’opera, il libretto è di Giancarlo De Cataldo, la regia è di Massimo Popolizio, scene di Margherita Palli, costumi di Silvia Aymonino, luci di Pasquale Mari. Nel cast William Hernandez, “Il libanese”, Gonzalo Godoy Sepùlveda, è “Il freddo”, Anthony Ciaramitaro “Il dandy”, la sua compagna Patrizia è Vanessa Goikoetxea, il commissario Scialoja è Matteo Desole, il boss rivale della banda della Magliana, il Terribile, è Toni Nezic, Il Bufalo, che fa parte del gruppo del Libanese e del Dandi è Alberto Petricca, la madre del Libanese è Valentina Pernozzoli. Dal 15 novembre torna Verdi con Simon Boccanegra, nuovo allestimento del Maggio Fiorentino con James Conlon sul podio e la regìa di Alex Ollé (di la Fura dels Baus), Carolina Lopez Moreno, già apprezzata a Firenze in Madama Butterfly e Traviata, nel ruolo di Amelia, George Petean, Simone, Jongmin Park, Fiesco, Luciano Ganci, Gabriele Adorno, Ludovico Filippo Ravizza, Paolo Albiani, Francesco Leone, Pietro. Si finisce veramente in bellezza con Les contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach (dal 20 dicembre) in una messinscena proveniente dalla Deutsche Oper Berlin e nell’edizione critica di Michael Kaye e Jean Christophe Keck. La grande notizia è Kent Nagano sul podio, la regia è di Laurent Pelly, il teatro promette un allestimento meraviglioso e “sognante” che agli occhi degli spettatori fiorentini di lunghissima data, come chi scrive, dovrà confrontarsi con l’incancellabile ricordo della meravigliosa messinscena di Ronconi del Maggio del 1981. Ci sarà Jessica Pratt nei quattro personaggi di Stella, Olympia, Antonia e Giulietta, le quattro figure inquietanti di Lindorf, Coppelius, Dr. Miracle e Dapertutto sono sostenute da Alex Esposito, e i ruoli comici di Andrès, Cochenille, Frantz e Pitichinaccio vengono interpretati da Didier Pieri, inoltre Marvic Monréal come La Muse e Nicklausse, Hoffman è il tenore Dmitry Korchak, che debutta a Firenze, Crespel e Luther sono interpretati da Martin Summer.
Resta da dire del balletto che propone, oltre al ritorno di Roberto Bolle per il suo Roberto Bolle & Friends (10 – 12 dicembre), una vera e propria curiosità, intitolata Pas de deux for toes and fingers (20 e 21 gennaio) con il “duo” molto originale costituito da Svetlana Zakharova, étoile del Bol’šoj e del Teatro alla Scala, e dal marito Vadim Repin, notissimo violinista e anche direttore, qui sul podio dell’Orchestra del Maggio, in un passo a due molto insolito “per piedi e mani” alle prese con pagine all’insegna del virtuosismo.
Confermato, dopo il consenso ricevuto dalle due prime edizioni, il ciclo “C’è Musica e Musica”, dedicata ai bambini e alle loro famiglie con programmi freschi e divertenti che propongono un approccio all’orchestra e agli strumenti, con sei appuntamenti, la domenica mattina e il sabato pomeriggio (dall’8 febbraio al 14 novembre). Fra questi programmi citiamo almeno quello del 1 marzo con La Sinfonia degli animali, di Dan Brown: l’autore del Codice da Vinci è infatti anche musicista e compositore e ha scritto questa sinfonia comica sulla falsariga del Carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns. Il testo che accompagna questa sinfonia verrà letto e recitato dall’attrice Ginevra Fenyes, l’orchestra del Maggio sarà diretta da Carlo Benedetto Cimento. A proposito del pubblico infantile e giovanile, è confermata anche la collaborazione con Venti Lucenti di Manu Lalli con La danza delle maschere, sulla falsariga del Ballo verdiano, e con la consueta formula di riproporre uno spettacolo in cartellone in una versione rielaborata per e con i giovani e giovanissimi destinatari delle scuole (dal 25 al 29 marzo in orari sia scolastici che teatrali).
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