Romaeuropa, un fiume di musica danza e teatro
Il programma della nuova edizione di Romaeuropa recupera anche vari eventi cancellati nel 2020
È avvenuta in streaming la presentazione della trentaseiesima edizione di RomaEuropa Festival, la prima a cui non era presente in persona la fondatrice Monique Veaute, che resta comunque presidente onorario del festival. A fare gli onori di casa è stato dunque il direttore generale e artistico Fabrizio Grifasi, che per presentare le varie sezioni in cui si articola il festival ha ceduto la parola alle rispettive curatrici.
Il festival si svolgerà dal 14 settembre al 21 novembre e saranno 83 le compagnie in scena con 516 artiste e artisti provenienti da 15 differenti paesi, per 86 titoli, 206 repliche in 16 spazi di Roma e 33.000 posti in vendita secondo le attuali misure di distanziamento (sarebbero 89.000 senza le attuali limitazioni imposte dal covid).
Questi numeri, che rappresentano un record per il festival, lasciano intendere che non è possibile elencare tutto quel che avverrà in quei sessantotto giorni e che bisogna procedere secondo scelte inevitabilmente personali. Innanzitutto è indispensabile premettere che il festival fin dalla sua nascita abbraccia tutte le arti performative, cioè la musica, il teatro, la danza, il nuovo circo, le arti digitali, la creazione per l’infanzia, sperando di non aver dimenticato qualcosa.
Ad aprire il festival ecco Israel Galván con il suo flamenco surrealista insieme al musicista Niño de Elche e poi Max Richter che presenta un live dedicato a due dei suoi più grandi successi, The Blue Notebooks e Recomposed by Max Richter –Vivaldi, The Four Seasons, rilettura in chiave minimalista del capolavoro di Vivaldi, che sarà eseguita dalla Finnish Baroque Orchestra.
La danza ha moltissimo spazio e di conseguenza anche la musica è coinvolta: non potendo citare tutto, ci limitiamo a ricordare La Sagra della Primavera di Stravinsky con la coreografia di Dada Masilo, che presenta una rilettura innervata dall’energia rituale della danza Tswana del Sud Africa, poi una nuova coreografia dello statunitense Trajal Harrell sulla musica di The Köln Concert di Keith Jarrett e ancora lo spettacolo di Claudia Castellucci della Societas, che mette la sua compagnia di ballo Mòra in dialogo con il Coro Bizantino di musicAeterna di San Pietroburgo
La musica funge da collante tra le varie proposte della programmazione, riunendo prospettive e pratiche teatrali differenti, ma sono molti gli eventi in cui è protagonista assoluta. Una nuova linea d’indagine di questa edizione del festival riguarda i linguaggi e le nuove tendenze del pop italiano, con un focus speciale sulle proposte femminili: ecco dunque Rachele Bastreghi, anima femminile dei Baustelle, con la prima data romana di Psychodonna, il suo nuovo album da solista; la DJ Emmanuelle; Ditonellapiaga; e ancora la provocatoria Boyrebecca, La Niña con la sua fusione di canzone partenopea e pop internazionale e Bluem che incrocia l’elettronica con i suoni atavici e ancestrali della Sardegna.
Il nuovo format Le parole delle canzoni è un ciclo di incontri tra musiciste e musicisti da una parte e scrittrici e scrittori dall’altra: sarà inaugurato da Mahmood, che dialogherà con Teresa Ciabatti; seguiranno Amir Issaa con Giulia Caminito, Margherita Vicario con Djarah Kan, Fulminacci con Alice Urciuolo. Un’altra sezione, Digitalive, indaga le sonorità sperimentali ed elettroniche di artiste e artisti come Donato Dozzy ed Eva Geist, insieme in Il Quadro di Troisi, Alessio Natalizia aka Not Waving, Colin Benders e Marta De Pascalis.
Il minimalismo, l’elettronica e le atmosfere dark di Mephisto Ballad di Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi aprono un passaggio verso le sonorità più sperimentali e le composizioni classiche contemporanee. Il DJ e producer Clark torna a confrontarsi con la musica classica dei nostri giorni presentando live il suo ultimo album pubblicato dalla Deutsche Grammophon. La compagnia Fanny & Alexander insieme al soprano Claron McFadden e al compositore Emanuele Wiltsch Barberio presenta una performance musicale costruita come una galleria di lamentazioni, che richiamano il tema della sofferenza spaziando da musicisti barocchi ai contemporanei, Monteverdi e Bach, Nina Simone e Giovanni Legrenzi, Barbara Strozzi e Arvo Pärt. Ritorna Fabrizio Ottaviucci con il quarto appuntamento da lui dedicato a Treatise di Cornelius Cardew – sono centonovantatré pagine di linee, simboli e forme geometriche o astratte, che evitano la notazione tradizionale – e questa volta vi accosta due recenti composizioni di Nicola Sani.
Il PMCE – Parco della Musica Contemporanea dedica un omaggio Sylvano Bussotti in occasione di suoi novant’anni - dirige Tonino Battista - e ricorda Ezio Bosso a poco più di un anno dalla sua scomparsa. Ci sarà anche un omaggio a Piazzolla nel centenario della nascita, diretto da Piero Monti con gli archi e il coro dell’Accademia di Santa Cecilia, con Richard Galliano al bandoneón e la voce recitante Tommaso Ragno. I complessi di Santa Cecilia eseguiranno anche Buddha Passion di Tan Dun, diretta dall’autore stesso: è una monumentale opera corale in cinese e sanscrito, ispirata all'antica città della Cina Dunhuang e alle sue Grotte di Mogao, dove il compositore ha trascorso due anni immerso a osservare, ricercare, documentare e tradurre alcuni manoscritti di quella biblioteca.
E nel segno della musica è il Gran Finale del Romaeuropa Festival 2021, che consiste in in una due giorni (20 e 21 novembre) all’Auditorium Parco della Musica. Ne saranno protagonisti il compositore Vittorio Montalti insieme a Blow Up Percussion e Tempo Reale; Edison Studio con l’esecuzione live di una colonna sonora per le immagini del film Inferno del 1911, ispirato alla Divina Commedia; un nuovo progetto di collaborazione tra l’elettronica Alva Noto e il poeta e performer francese Anne James-Chaton. E infine un concerto dell’Ensemble intercontemporain fondato da Pierre Boulez, con le musiche di Steve Reich unite alle immagini video prodotte dal pittore tedesco Gerhard Richter, tra i massimi artisti viventi.
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