Ritirata la maximulta per downloading a Jammie Thomas

L'americana era stata condannata a pagare 222.000 dollari per aver messo illegalmente file online

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Jammie Thomas è una impiegata americana di 31 anni che lo scorso ottobre era salita alla ribalta delle cronache perché in una causa tra lei e le principali major discografiche era stata condannata a pagare una maximulta di 220.000 dollari. La cifra era la somma di 9.250 dollari per ogni file uploadato, cioè messo in condivisione su programmi di peer-to-peer, dal computer della Thomas. Parliamo di un'intera cartella di 1.702 brani, condivisi con altri utenti del web. Ebbene, il giudice ha ribaltato la sentenza prosciogliendo Jammie: uploadare file non significa avere la certezza che questi verranno scaricati, e la legge americana non punisce l'intenzione di reato. Non essendo possibile accertare che i file siano stati effettivamente scaricati su altri computer - la stragrande maggioranza di server "P2P" sono all'estero, mentre alcuni programmi come eMule non hanno server che mantengano uno storico del transito di file - la Thomas è stata prosciolta dalle accuse. Palla al centro e si ricomincia, quindi.

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