Ricordando Maurizio Pollini

Il pianista milanese fu celebrato per le sue interpretazioni di Chopin, Beethoven e Schubert, fu anche un grande interprete della musica contemporanea

News
Pollini con Abbado e Nono
Pollini con Abbado e Nono

Maurizio Pollini è morto oggi, 23 marzo, a Milano per complicazioni cardiache. Il grande pianista aveva compiuto 82 anni il 5 gennaio. Pollini è stato uno dei pianisti più interessanti degli ultimi decenni, celebrato per lo stile mai sentimentale ma molto intenso e chiaro nella forma e nel pensiero.

Nato a Milano nel 1942, si era imposto all’attenzione internazionale vincendo il Concorso Chopin di Varsavia nel 1960. “Questo ragazzo suona il pianoforte meglio di tutti noi”, disse in quell’occasione il presidente della giuria, Arthur Rubinstein, altra leggenda del pianismo moderno. In seguito si perfezionò, fra gli altri, con Arturo Benedetti Michelangeli, prima di lanciarsi in una carriera che lo ha portato a esibirsi con successo sui palcoscenici di tutto il mondo. Al centro del suo repertorio mise la musica di Chopin, di Beethoven e di Schubert, ma con sincera passione e impegno si era dedicato anche alla musica del XX secolo, di cui si fece vero paladino. Nel 1974 in occasione del centenario di Arnold Schönberg, si dedicò all'integrale delle opere pianistiche del compositore in concerti e registrazioni, ma nei suoi concerti figuravano spesso composizioni di Karlheinz Stockhausen, Pierre Boulez e Luigi Nono, al quale lo legò un forte legame di amicizia. Spesso nei suoi concerti brani di compositori contemporanei erano accostati a grandi classici del pianismo poiché Pollini era convinto che “romanticismo e modernismo non sono in contraddizione. Anche Schönberg era un compositore romantico.”

Solidissima fu la sua amicizia con Claudio Abbado, con cui condivideva l’impegno civile. Come Abbado, negli anni Settanta Pollini portò la musica anche nelle fabbriche e nei palazzetti dello sport per avvicinarla a chi dalle sale da concerto era socialmente escluso. E lo faceva con programmi spesso non facili, fra classica e contemporanea, convinto che chi apprezza un quartetto di Beethoven è probabilmente in grado di ascoltare anche la musica contemporanea. Fece molto clamore nel 1972, durante un concerto a Milano la lettura di una nota di protesta contro i bombardamenti americani sul Vietnam del Nord, ma non passarono inosservate le sue dure prese di posizione contro le dittature latinoamericane e più di recente contro Silvio Berlusconi e i suoi governi poco sensibili alle ragioni della musica e della cultura.

Maurizio Pollini fu destinatario di innumerevoli riconoscimenti, fra questi anche il prestigioso Ernst von Siemens Musikpreis nel 1996, considerato il Nobel della musica. “Penso che la grande arte abbia al suo interno aspetti del tutto progressivi, elementi che sono in qualche modo al di fuori dei dettagli del testo o persino delle opinioni politiche di chi l'ha realizzata. L’arte stessa, se è davvero grande, ha un aspetto di progresso che è necessario per una società, anche se sembra assolutamente inutile in termini strettamente pratici. – disse in una intervista – In un certo senso l’arte per una società è un po’ come sono i sogni. Sembra che contribuiscano poco, ma il sonno e il sogno sono di vitale importanza, poiché un essere umano non potrebbe vivere senza, così come una società non può vivere senza arte.”