Proteste a Verona
Verona: una forma di protesta messa in atto dai lavoratori, orchestrali, coristi macchinisti, in seguito allo stato d'agitazione messo in atto dalle Rsu, che chiedono le dimissioni del sovrintendente Claudio Orazi, per "un pluriennale deficit di bilancio" che all'oggi pare quantificato, a quanto si, dice addirittura a 24 milioni di euro
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Verona, piazza Bra. Nel tardo pomeriggio di domenica 24 febbraio, nell'ora in cui il passeggio domenicale volge al termine, si sentono echeggiare a fianco dell'ala dell'Arena i suoni di un'orchestra, le voci di un coro: il preludio della Carmen, Va' pensiero e non manca qualche lagrimuccia, da parte di qualche anziano passante, sul crescendo del celebre coro. Questa volta i suoni e le voci non arrivano dall'interno dell'anfiteatro ma orchestrali e coristi sono assiepati a fianco dell'ala, nel vallo: è stata una forma di protesta messa in atto dai lavoratori, orchestrali, coristi macchinisti, in seguito allo stato d'agitazione messo in atto dalle Rsu, che chiedono le dimissioni del sovrintendente Claudio Orazi, per "un pluriennale deficit di bilancio" che all'oggi pare quantificato, a quanto si, dice addirittura a 24 milioni di euro e, in merito alle scelte artistiche, per "la diminuzione della programmazione di tutti i suoi capitoli, lirica, sinfonica e spettacoli di balletto". La manifestazione ha visto la partecipazione di buona parte del personale (che aveva appena terminato l'esecuzione di "Oberto conte di S. Bonifacio" al Teatro Filarmonico), che sta vivendo un clima di particolare coesione ed euforia su questo tema, indipendentemente dalle sigle e appartenenze sindacali, e a quanto pare intende proseguire in maniera molto decisa lo stato di agitazione, escludendo per il momento lo sciopero come forma di lotta. (f.z.)