Pizzi all'Ulisse Fest di Pesaro

Il regista e scenografo racconta la sua vita da giramondo il 16 luglio al Teatro Sperimentale

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Pier Luigi Pizzi ( © Silvia Lelli / Lelli e Masotti Archivio)
Pier Luigi Pizzi ( © Silvia Lelli / Lelli e Masotti Archivio)

C’è un rapporto strettissimo tra Pier Luigi Pizzi e Pesaro: perché è la città del “suo” Rossini e perché al Rossini Opera Festival ha realizzato bellissimi spettacoli. Domenica 16 luglio alle 17 al Teatro Sperimentale di Pesaro, Pizzi sarà ospite dell’Ulisse Fest: “Un viaggiatore tra le quinte. Dalla Roma della Dolce Vita a Parigi, Pier Luigi Pizzi racconta una vita di incontri e di teatro” in un incontro insieme a Daniele Vimini, assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro.

Così, nella sua autobiografia appena pubblica pubblicata da Edt, “Non si può mai stare tranquilli”, Pizzi racconta il suo rapporto con Rossini e con il ROF: «Se c’è. un autore che sono stato sempre felice di incontrare, è Gioachino Rossini. Si fa presto a dire “Rossini”, su cui si è detto praticamente tutto. Uno dei compositori più. rappresentati al mondo, per non parlare del personaggio, del tombeur de femme e del gourmet. Come si fa a spiegare in sintesi la genialità delle sue creazioni, delle clamorose autocitazioni, raccontare cos’è un crescendo rossiniano, la comicità irresistibile delle opere buffe, la forza drammatica di quelle serie, l’inconfondibile e sublime ironia, la sconcertante malinconia? Come spiegare il successo dei tournedos? Rossini era un frequentatore dei migliori ristoranti parigini, con libero accesso alle cucine. Allo chef del Café Anglais propose una nuova idea per cucinare il filetto. Al suo secco rifiuto, disse perentoriamente: “Tournez le dos”, e dettò la sua ricetta: rosolare un medaglione di carne di bue in un sugo al brandy, aggiungere a cottura avvenuta del fois d’oca del Périgord e coprire il tutto con scaglie di tartufo nero di Acqualagna. Pourquois faire simple? Il piatto ha fatto impazzire tutta Parigi ed   è tuttora popolare. Negli anni ho maturato un profondo senso di gratitudine per Rossini. Lo considero un benefattore dell’umanità per quello che ci ha regalato: emozione, commozione, umorismo e joie de vivre. […] Va detto che per me Rossini vuol dire soprattutto Pesaro e il Rossini Opera Festival. Gianfranco Mariotti, allora assessore alla cultura, ne è stato l’inventore nel 1980. Ma ha sempre dichiarato che il vero inizio del Rof è stato quel nostro Tancredi, andato in scena due anni dopo. L’ambientazione era ispirata a un orologio cartel di bronzo dorato in stile neogotico, a forma di tempio, che avevo regalato a De Lullo per la prima della nostra Lucia alla Scala. Sullo sfondo della scena si alternavano due vetrate, una nei toni del blu, i cui riflessi suggerivano l’idea del mare, l’altra rosso fiamma, per i momenti accesi di passione. I costumi, realizzati in tessuto vinile con effetto di smalto “Limoges”, splendevano sotto i raggi taglienti della luce. Fedele D’Amico aveva apprezzato il clima favolistico in cui era immerso lo spettacolo. Sono arrivato a cinque diverse produzioni di quest’opera».

 

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