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Nuove ricerche scientifiche dimostrano che suonare e ascoltare migliora l'attenzione
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Al congresso "The Neuroscience and music - III, Disorders and plasticity" che si è tenuto il 25-28 giugno, a Montreal in Canada, organizzato dalla Fondazione Pierfranco e Luisa Mariani Sylvain Moreno e Glenn Schellenberg, della York University di Toronto (in Canada), hanno parlato di un complesso esperimento per valutare l'influenza dell'esercizio musicale sulla mente, partendo da una constatazione: il quoziente di intelligenza (il QI) è relativamente stabile nel corso della vita, eppure alcuni studi hanno mostrato che studiare musica migliora le prestazioni intellettive. L'ipotesi è stata dunque che la musica non faccia crescere esattamente l'intelligenza, ma la capacità di risolvere i problemi: quell'insieme di abilità che gli psicologi chiamano funzioni esecutive, comprendenti la pianificazione delle azioni, l'attenzione e il controllo dell'impulsività, e che si possono migliorare con l'esercizio. Per dimostrarlo, Moreno e Schellenberg hanno sottoposto 108 tra bambini e ragazzi, alcuni studenti di musica e altri no, a una serie di test psicologici. E i risultati hanno dato loro ragione.
Altre due ricerche presentate e discusse a Montreal hanno confrontato la musica e il linguaggio. L'esercizio delle lingue straniere, come quello con tasti e spartiti, migliora l'attenzione, la memoria, la lettura, l'apprendimento. Lo hanno osservato Ellen Bialystok, Sylvain Moreno, Glenn Schellenberg e Fergus Craik, tutti della York University di Toronto, che hanno confrontato gruppi di bambini bilingue con bambini monolingue e con bambini musicisti. Insieme ad Anne-Marie DePape e Takako Fujioka, della McMaster University di Toronto, hanno anche analizzato la questione nei giovani adulti: come previsto, non si sono rilevate differenze significative nei risultati dei test di intelligenza, mentre in particolari compiti visivi e uditivi in cui era necessaria una buona pianificazione del compito, i musicisti se la cavavano decisamente meglio.
www.fondazione-mariani.org
(foto Jason Jones, www.sciencedaily.com)
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