Marina Mayrhofer ricorda De Simone

«Con Totò e Eduardo De Filippo, Roberto De Simone compone la triade illustre che ha reso, e rende ancor oggi, onore alla città di Napoli»

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Roberto De Simone con Riccardo Muti (Foto Lelli e Masotti)
Roberto De Simone con Riccardo Muti (Foto Lelli e Masotti)

Roberto de Simone ci ha lasciati la sera del 6 aprile, dopo una lunga e dolorosa malattia. Ma i napoletani che l’hanno ammirato per tanti anni restano increduli dinanzi a questo vuoto che sarà difficile colmare.

Con Totò e Eduardo De Filippo, Roberto De Simone compone la triade illustre che ha reso, e rende ancor oggi, onore alla città di Napoli. Ma, a differenza dei primi due, l’autore de La gatta Cenerentola e di tanti altri titoli che hanno contribuito alla diffusione di un patrimonio culturale non sempre celebrato con tanto amore e competenza artistica e scientifica, De Simone  è rimasto nella sua città, senza mai espatriare, con una convinzione che rasentava la sfida, incurante degli ostacoli che, a dispetto delle sue cure per siffatto tesoro artistico da lui così egregiamente valorizzato, gli si sono parati dinanzi. Questa, riteniamo, sia la sua più importante ed esemplare testimonianza, l’eredità ch’egli lascia a quelli che l’hanno capito ed amato senza riserve.

La sua bella casa di via Foria, dove conservava esemplari preziosi che avevano illuminato la sua ricerca, è situata nel centro di Napoli, in quella strada che approda all’edificio che Carlo III aveva progettato per i più bisognosi, l’Albergo dei Poveri. Sempre viva fu l’attenzione - dell’antropologo, del musicista, del drammaturgo e dell’autore di numerosi saggi, applicati alla storia e alla cultura di quella che fu la capitale del Regno delle Due Sicilie – rivolta alle classi sociali che composero e compongono, in contrasto e in armonia, l’asimmetrico tessuto umano della città di Napoli. De Simone ne ha cantato le pene e l’allegria, la miseria e la ricchezza, la lingua e la musica, con accenti immediati e inconfondibili, diffondendone il patrimonio culturale in tutto il mondo.

Di quest’uomo, di così alta statura intellettuale, va ricordata la grande semplicità che accompagnava ogni suo gesto, ogni sua parola. Alle domande che gli venivano rivolte sulle modalità che avevano segnato i suoi percorsi artistici, egli rispondeva con grande affabilità, rendendo comprensibili ai suoi interlocutori anche i concetti più ardui da recepire, perché il suo linguaggio artistico, pur così immediato e fascinoso, implicava un’analisi approfondita delle problematiche più incisive da affrontare sui temi storici e contemporanei che da sempre affliggono la città di Napoli.

Testimone della sua epoca ed erede di una grande storia, ancora viva sulle sue spalle, De Simone ha affidato, essenzialmente, alla musica e al teatro le sue risposte. Talvolta incompreso da coloro che non avevano la sua onestà intellettuale, ha continuato a combattere, a sfidare una realtà talvolta ostile, con le voci dei suoi personaggi, le note delle sue partiture, eseguite dalle orchestre di tutto il mondo e che, adesso che è venuto a mancare, risuonano nelle orecchie dei posteri come echi di una vita esemplare e di una coscienza civile rara tra gli esseri umani. 

 

 

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