La musica del populismo

Un progetto di ricerca internazionale finanziato dalla Fondazione Volkswagen si propone di analizzare il ruolo della musica popolare nell’affermazione dei populismi in Europa

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Mario Dunkel
Mario Dunkel

Il crescente successo dei movimenti populisti in molti paesi europei è stato anche aiutato dalla musica? A questa domanda cerca di dare risposta un progetto di ricerca intitolato “Popular music as a medium for the mainstreaming of populist ideologies in Europe”. Il progetto è diretto dal musicologo Mario Dunkel, Professore associato di Pedagogia musicale all’Università “Carl von Ossietzky” di Oldenburg, e comprende vari ricercatori dall’Ungheria, Austria, Germania, Paesi Bassi oltre all’italiana Manuela Caiani del Dipartimento di Scienze Politico-Sociali della Scuola Normale Superiore di Pisa.

Il progetto parte dall’osservazione che certe di forme di musica pop a contenuto politico si sono imposte ben oltre i confini di circoli estremisti, imponendosi spesso come fenomeno commerciale e di fatto veicolo di ideologie populiste strumentali al crescente successo di movimenti populisti in Europa. Attraverso Cuore del progetto è un’analisi del ruolo della musica nei movimenti populisti di Ungheria, Austria, Italia, Germania e Svezia, paesi che hanno visto la crescita più impetuosa di movimenti populisti fra il 2015 e il 2018 e nei quali è più forte l’evidenza di interazioni fra ideologia populista e musica pop. Basandosi su materiale raccolto sul campo attraverso interviste e confronti internazionali, la ricerca si propone anche di sviluppare uno schema teorico che possa essere impiegato dai futuri formatori culturali per sviluppare metodi pedagogici che stimolino una coscienza critica nei confronti delle ideologie populiste.

Il progetto di ricerca ha ottenuto un finanziamento di 970 mila euro dalla Fondazione Volkswagen nell’ambito del programma “Herausforderungen für Europa” (Sfide per l’Europa) lanciato nell’estate del 2017, al quale dal prossimo dicembre parteciperanno anche il danese Carlsbergfondet di Copenaghen e l’italiana Compagnia di San Paolo di Torino.

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