John Martyn (1948-2009)

Il chitarrista era citato tra le influenze principali di U2, Clapton e persino Portishead

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Dopo una strepitosa carriera di quarant'anni e una vita travagliata, a soli sessant'anni se n'è andato John Martyn, eroe della chitarra folk. Nato Iain David McGeachy, Martyn già dalla metà dei Sessanta diventa una figura di riferimento per il modo di utilizzare la sei corde - una via di mezzo tra blues e country - tanto che nel '67 firma per la Island con cui pubblica "London Conversation", suo esordio discografico. Fanno seguito numerosi titoli, tra cui spicca il capolavoro "Solid Air", in cui lo affiancano prima l'ex moglie Beverly e successivamente il contrabbassista jazz Danny Thompson; nel '77 incide "One World" con la collaborazione di Lee "Scratch" Perry, introducendo stilemi che diventeranno propri del trip hop. Già da tempo Martyn sperimentava con il proprio strumento, collegando alla sua acustica effettistica inusuale come fuzz e phaser. Dopo il divorzio da Beverly, John attraversa un periodo terribile tra alcol e droga: il risultato è "Grace and Danger", suo album più scuro e sofferto, che Blackwell - suo produttore - non voleva nemmeno pubblicare. Gli '80 e i'90 sono anni di collaborazioni e nuovi album, diversi dal vivo; "The Church With One Bell" è invece un suo disco di cover del '98, in cui riarrangia pezzi di Portishead, Ben Harper, Dead Can Dance e altri. Con "Cobbles" (2004), Martyn torna al suono acustico, e nel 2008 viene premiato con i BBC2 Folk Awards; nel frattempo, nel 2003, aveva subito l'amputazione di una gamba e nonostante ciò continuava ad esibirsi in sedia a rotelle. Una grande forza di volontà, figlia di una vera passione.

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