L'Africa in Iran di Saeid Shanbehzadeh
Pour-Afrigha, fresco di uscita per Buda Musique, indaga sul retaggio musicale degli africani deportati come schiavi in Persia
Progetto interessante quello di Saeid Shanbehzadeh, che ha la capacità di illuminare una storia laterale e poco battuta dalla musica del mondo che gira nei nostri festival e nei nostri lettori cd. Iraniano, nome noto da diversi anni nel giro della world music internazionale, in questo Pour-Afrigha, pubblicato da Buda Musique, Shanbehzadeh si dedica all’esplorazione delle sue radici africane.
Quello delle “radici africane” è un tema – potrebbe obiettare qualcuno – anche troppo sfruttato da musicisti e pubblicisti, altro che storia laterale… Ma troppo spesso, ancora oggi, si pensa al tema della “contaminazione” come qualcosa che riguarda sempre “noi” da una parte (l’occidente, l’Europa, l’America) e “gli altri” dall’altra (l’esotico). Non è così, e lo stesso concetto di contaminazione ha davvero poco sempre: le musiche si sono sempre spostate insieme alle persone che si spostavano, per scelta e per costrizione.
Pour-Afrigha, allora, apre invece una finestra (musicalmente tanto inattesa – per i più – quanto illuminante – per tutti) sul retaggio musicale degli africani deportati come schiavi in Persia da Zanzibar. Pour-Afrigha – ovvero “discendente d’Africa” – è, in effetti, anche il nome della madre di Saeid Shanbehzadeh, africana-iraniana di terza generazione (il padre, invece, proviene dall’area del Belucistan).
Nella sua esplorazione, Shanbehzadeh – che suona neyanbān (una zampogna) e sax, si porta dietro le percussioni del figlio Naghib Shanbehzadeh e la voce di Rostam Mirlashar, oltre alla chitarra elettrica del francese Manu Codjia. Jazzista, Codjia fornisce ora un supporto etereo alle improvvisazioni di neyanbān, ora un groove sostenuto e saturo, che guarda direttamente al sound più desert.
Un disco spiazzante perché insieme familiarissimo e lontano da quanto siamo abituati ad ascoltare come “africano”. Proprio per questo, un disco prezioso, capace di ribaltare gerarchie.