Il sole del free non tramonta mai
Sun and Fire è il disco di Stefano Maltese con il pianista Alex Maguire, dodici composizioni istantanee in equilibrio tra languore e furore
Il fuoco sacro dell'ispirazione, il sole che non smette di sorgere della fire music e del jazz libero: Sun and Fire si intitola il disco di Stefano Maltese (sax alto, soprano e tenore, flauto) con il pianista Alex Maguire, una vecchia conoscenza di chi segue le vicende della scena di Canterbury.
Dodici composizioni istantanee in perfetto equilibrio tra languore e furore, che mettono in bella mostra una capacità di dialogo e di invenzione fluida e mai didascalica, tra frangenti in cui le onde si increspano ("Solar Hallucination"), memorie che si perdono in nebbie dove far sciogliere subito le proprie riflessioni ("Four Fast Flashes", la traccia d'apertura, che apre il sipario su un mondo attraversato da visioni febbrili ma comunque limpide e governato, da lontano, da divinità austere).
I due musicisti cercano nel buio un altrove ("Looking For a New Place"), nel loro viaggio si portano dietro un bagaglio pesante fatto di storia e consapevolezza, ma fortunatamente non hanno perso la curiosità e il desiderio di esplorare, di tentare nuovi spigoli, nuove prospettive, di provare a vedere da un altro punto di vista le cose. Di Maguire avevamo apprezzato, e non poco, in passato, il trio douBT, autore di un paio di dischi su Moonjune Records (il primo, Never Pet a Burning Dog, fumigante e torrenziale), mentre di Maltese ricordiamo ancora This Floating Space Suite un ottimo disco uscito dieci anni fa per la collana Tracce di Pino Saulo a nome As Sikilli (i siciliani, in arabo).
Nella sua lunga carriera il polistrumentista ha però avuto modo di incrociare gli strumenti con diversi pesi massimi, tra i quali segnaliamo John Tchicai, Keith Tippett, Evan Parker e Marylin Crispell. In questo faccia a faccia l'ispirazione non viene mai meno, in una conversazione capace di non sprecare inutili parole ma di essere sempre viva, pugnace, pungente, tra corroboranti ma misurate esplosioni free ("In This Land Of Fire"), radure dove la nebbia lascia spazio a un'alba non didascalica ("Now That Rises the Day") e una diffusa aria di libertà.
Non viene mai meno la tensione: non accusa momenti di stanca o di melina questo lavoro, figlio dell'ispirazione di due musicisti in perfetto bilico tra raccoglimento (paradigmatica "In The Evening Again", firmata da Maltese) ed esplosione, capaci di dosare ogni elemento in modo del tutto naturale, con una voce riconoscibile, nitida, classica e personale al tempo stesso.
Un album perfetto per scaldare cuore ed orecchie ed accompagnare questo autunno che sembra finalmente (?) aver fatto la sua entrata in scena.