Torinesi senza parole

Nuovi dischi per Stearica e Paolo Spaccamonti, fra math rock e malinconia

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Stearica
Fertile
Monotreme

Paolo Spaccamonti
Rumors
Santeria

Cominciamo da ciò che costituisce un minimo denominatore comune. Si tratta di musicisti torinesi con vocazione internazionale, più o meno spiccata. E in ambedue i casi ciò che producono non ha - quasi mai - necessità di parole, dichiarando dunque implicite potenzialità cinematografiche (e infatti è capitato a entrambi di cimentarsi con successo nelle sonorizzazioni di film muti). Diciamo poi che, essendo in primo piano le chitarre, l'alveo in cui scorre la musica è quello del rock, a patto che lo s'intenda nel senso più lato possibile. Infine, hanno pubblicato pressoché simultaneamente un nuovo lavoro. E le analogie potrebbero anche finire qui, poiché all'ascolto i dischi sono informati evidentemente da attitudini differenti: intimista per quanto riguarda Paolo Spaccamonti, estroversa - con una marcata propensione all'esecuzione dal vivo - se parliamo degli Stearica.

Questi ultimi - un trio che in precedenza aveva realizzato un solo altro album - Oltre, nel 2008 - hanno solida reputazione all'estero, come dimostrano l'interesse manifestato anni fa dal prestigioso mensile britannico "The Wire" e più ancora il fatto che a pubblicare Fertile sia l'indipendente londinese Monotreme (che già aveva operato su Torino scritturando i Niagara). Articolata intorno a un concept ambizioso, che insiste geograficamente e culturalmente sul Medio Oriente, guardando sia al passato delle civiltà mesopotamiche sia ai recenti avvenimenti della Primavera Araba, l'opera espone l'idea di suono coltivata dalla band, un distillato del magma ottenuto improvvisando in studio. Il risultato è al tempo stesso potente e geometrico: una sorta di metal tetragono e mentale, che a tratti - in certe derive avant-garde, qui ad esempio nell'iniziale "Delta"- può ricordare la verve "matematica" dei newyorkesi Battles. E a proposito di referenti d'oltreoceano, meritano attenzione i camei di pesi massimi della scena alternativa locale quali Scott McCloud (Girls Against Boys) e Ryan Patterson (Coliseum), protagonisti negli unici due episodi - rispettivamente "Nur" e "Amreeka" - in cui affiora una voce, mentre nel conclusivo e apocalittico "Shāh Māt" barrisce il sassofono di Colin Stetson.



Unica complice forestiera in Rumors è invece la violoncellista di origine canadese Julia Kent (nota per essere stata nei Johnsons di Antony Hegarty), che presta il proprio strumento a "Io ti aspetto": brano esemplare del mood malinconico che avvolge il disco, aperto da "Bonnie & Bonnie", sintonizzato su lunghezze d'onda non distanti da quelle fatte vibrare da Ry Cooder in Paris, Texas, e chiuso da "Sweet EN", dove ai delicati arpeggi iniziali di chitarra acustica si sovrappongono sferzate elettriche via via sempre più minacciose, che insieme ai riff metallici di "Croci/Fiamme" e "Il delinquente va decapitato" illuminano il lato più irrequieto della personalità dell'autore, altrove viceversa riflessiva (nel post rock "ambientale" di "Seguiamo le api") o persino garbatamente esotica (tra le fragranze latine di "Giorni contati"). Alla terza prova da solista, Spaccamonti amalgama alla perfezione tecnica ed emozioni.

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