Il Barbican Center è il più grande centro teatrale d’Europa, la London Symphony Orchestra e la BBC Symphony Orchestra hanno la loro sede presso la Barbican Hall: un complesso multimediale che ospita concerti, spettacoli teatrali, mostre d’arte e proiezioni cinematografiche.
Fino al 28 gennaio, al Barbican, è possibile visitare la mostra Basquiat: Boom for Real, una retrospettiva molto attenta a sottolineare i rapporti tra le opere dell’artista, morto a soli 27 anni per un’overdose di eroina, e la musica del suo tempo, al punto da fornire ai visitatori una playlist ascoltabile su Spotify.
Nella sua breve vita, terminata nel 1988, Basquiat ha attraversato il post punk, la no wave e ha partecipato attivamente ai primi vagiti dell’hip hop, senza mai dimenticare il suo amore per il jazz, il bebop in particolare (Coltrane è stato per lui una vera e propria ossessione). Lungo il percorso della mostra è possibile assistere alla proiezione del film-documentario del 1981 New York Beat (uscito solo nel 2000 per problemi finanziari e ribattezzato Downtown 81), in cui il regista Edo Bertoglio segue per un giorno intero un Basquiat ventenne e non ancora famoso per le strade e i club di Downtown New York, con interventi musicali filmati dal vivo al Mudd Club dei DNA, Lounge Lizards, James White And The Blacks e Kid Creole And The Coconuts (all’epoca assolutamente devastanti): un documento notevole sulla nascita della Downtown culture.
E naturalmente ci sono anche le opere pittoriche, dalle cartoline disegnate e vendute per pochi dollari, alle tele realizzate con Andy Warhol e Keith Haring. Nella mostra l’eroina non è menzionata ma c’è, soprattutto negli ultimi lavori: c’è negli intensi tratteggi incrociati, c’è nelle ripetizioni, c’è nelle atmosfere di solitudine notturna. Alla fine si ha la sensazione di aver visto qualcosa realizzato dal vivo, live and direct, con un’urgenza derivante forse dalla consapevolezza dell’avvicinarsi di una fine ineluttabile.