I confini della world music sono il mondo stesso, e più che con altre classificazioni si rischia di perdersi qualcosa (anzi: quasi tutto). Ma noi ci abbiamo provato lo stesso: ecco i migliori 20 album del 2017, scelti dal "giornale della musica".
1. Lula Pena, Archivo Pittoresco, Crammed Discs
Se per avere dischi come questi bisogna aspettare anni, quasi da perdere il conto, va bene lo stesso. Lula Pena è percussione e melodia allo stato puro. Astenersi filologi del fado: rischiano di cambiare idea.
2. Trio Da Kali / Kronos Quartet, Ladilikan, World Circuit
L'infinita flessuosità del canto monodico maliano, cellula possibile del blues, appoggiato su corde e legni da battere, l'infinita eleganza e controllo sui propri legni “classici” che il Kronos adopera quando si misura con “l'altro”.
3. Canzoniere Grecanico Salentino, Canzoniere, Ponderosa
Una bottiglia di Coca-Cola piena di salsa di pomodoro, una confezione moderna per un progetto di lunga data, approdato a New York: risultato, uno dei dischi meglio arrangiati di quest’anno.
4. Canio Loguercio e Alessandro D'Alessandro, Canti, ballate e ipocondrie d'ammore, Squilibri
Le ipocondrie del cantante e autore Canio Loguercio, nel suo personalissimo napoletano, arrangiate dall’organetto diatonico e dinamico di Alessandro D’Alessandro sono valsi al duo la Targa Tenco per il miglior album in dialetto.
5. Yasmine Hamdan, Al Jamilat, Crammed Discs
È solo il secondo disco da solista per Jasmine, ma la classe sapiente del suo songwriting irrorato di trip hop che spazia tra i confini mediorentali ci dice che viene da lontano, la ragazza libanese.
6. Fairport Convention, 50:50@50, Matty Grooves
Mezzo secolo. Bel traguardo per il gruppo veterano del folk rock inglese. Che festeggia se stesso dal vivo e in studio, scegliendo fior da fiore. Con classe immutata, e Robert Plant ospite.
7. Melech Mechaya, Aurora, Felmay
Il più rilevante gruppo klezmer dal Portogallo, i “re della festa”: bel peso da portarsi sulle spalle. Dieci anni festeggiati con leggerezza, citando anche fado e minimalismo.
8. Daniele Sepe, Capitan Capitone e i parenti della sposa, Goodfellas
Probabilmente il disco più divertente dell’anno: seconda puntata delle improbabili avventure di Capitan Capitone (alias Daniele Sepe) e della sua ciurma, qui alle prese – fra le altre cose – con una satira della borghesia napoletana.
9. AA.VV., Ez Kurdistan Im. Musica dal Kurdistan in Italia, Nota Records
Una compilation, curata da Alessandro Portelli e Hevi Dilara, in una serie di dischi (Crossroads) dedicati ai “nuovi italiani”, meritoriamente pubblicati da Nota Records. Scegliamo questo, dedicato al Kurdistan, pieno di grande musica e storie di musicisti che devono essere raccontate.
10. Saz’iso, At Least Wave Your Handkerchief At Me. The Joys And Sorrows Of Southern Albanian Songs, Glitterbeat
Musiche dall’Albania del Sud (con la produzione di Joe Boyd) con I Saz’iso: una finestra illuminante ed emozionante sulla musica saze, poco battuta dalla discografia.
11. Cabit, Unico figlio, Felmay
Un progetto bicefalo attivo in terra di Liguria, a caccia di tracce della tradizione dell'Avvento: qui letteralmente allo stato carsico, e ritrovate con spirito da etnomusicologi del futuro.
12. Saeid Shanbehzadeh, Pour-Afrigha, Buda Musique
Le radici africane… in Iran: bella uscita Buda Musique che getta luce sulle musiche dei discendenti degli schiavi di Zanzibar deportati in Persia.
13. Ifiqiyya Electrique, Rûwâhîne, Glitterbeat
Francia e Tunisia a braccetto nel ritmo, quello scandito dalle confraternite sufi, quello nevrotico delle nostre città. François Cambuzat, la bassista Gianna Greco e la comunità Banga assieme: nel battito oscuro.
14. Criolo, Espiral de Ilusão, Oloko Records
Uno dei migliori rapper brasiliani fa un disco politico… di samba: con voce, cavaquinho, percussioni e qualche fiato, Criolo firma una denuncia contro il governo di Temer.
15. The Henry Girls, Far Beyond the Stars, Own Label
Il Signore della musica ce le conservi, queste sorelline irlandesi assieme da quattordici anni: evidentemente hanno una riserva speciale di ispirazione, humor e freschezza.
16. Tony Allen, The Source, Blue Note
La “fonte” del decano dell’afrobeat – e fra i batteristi più stimati al mondo, già al fianco di Fela Kuti – sono i grandi batteristi jazz. E a 77 anni (ben) suonati, forte di questa dichiarazione di provenienza, Tony Allen debutta per la prestigiosa Blue Note.
17. Orchestra Baobab, Tribute to Ndiouga Dieng, World Circuit
Il ritorno dopo dieci anni dell’orchestra senegalese è un tributo al loro vocalist, scomparso l’anno scorso, e una festa di musica afro-cubana.
18. Circolo Mandolinistico San Vito dei Normanni, Dopobarba, Kurumuny
Le tradizioni belle, buone e utili esistono per essere ritrovate e re-inventate: come hanno fatto loro, in Puglia. Piccole corde, tamburi e voci per affrontare ogni materiale di base. Trasfigurandolo.
19. Oumou Sangaré, Mogoya, No Format
La diva maliana torna dopo otto anni con un disco politico e femminista: un album al tempo stesso denso di contenuto e lieve nella forma
20. Massimo Donno e la Banda de lu mbroia, Viva il Re!, Squilibri
Mettete assieme una banda del Sud che macina tonanti pentagrammi, il miglior clarinettista italiano (Gabriele Mirabassi) Lucilla Galeazzi e un cantautore ispirato e già segnalato. Et voilà.