Demdike Stare nel paese delle meraviglie

L’affascinante metamorfosi dei Demdike Stare nel nuovo Wonderland

Articolo
pop
tempo di lettura 2'

Demdike Stare
Wonderland
Modern Love

Una luce quasi impercettibile ha cominciato a rischiarare ultimamente il tenebroso fondale che in passato accoglieva le musiche del duo di Manchester, fin dal nome – riferito a un caso di stregoneria nell’Inghilterra del XVII secolo – orientato verso un’interpretazione gotica del suono elettronico.

A partire dal 2013, con l’uscita inaugurale della serie intitolata Testpressing, le produzioni congegnate da Sean Canty e Miles Whittaker hanno preso ad animarsi dal punto di vista ritmico, divenendo via via meno grevi. In qualche modo l’album appena pubblicato, primo da quattro anni a questa parte, rappresenta il culmine di tale evoluzione. Intendiamoci, lo stile dei Demdike Stare rimane formalmente austero, eppure qui e là trapelano scorci d’inusitata leggerezza, come ad esempio l’ambient idilliaca in cui sfocia il groove severo di “Hardnoise”, il brano più ponderoso della raccolta, con i suoi abbondanti dieci minuti e mezzo di durata. Le cadenze sulle quali si dipana Wonderland riecheggiano la radicalità da rave della techno originaria (l’iniziale “Curzon”), della jungle non ancora drum’n’bass (“Sourcer”) e di certe vibrazioni urbane da “radio pirata” (grime in “Animal Style” oppure U.K. garage in “Ovestaying”).

Sintesi paradigmatica della convergenza fra l’attitudine industrial degli esordi e il nuovo corso esplorato di recente è “Airborne Latency”, episodio al tempo stesso enigmatico e affascinante.

Utile a decifrare la metamorfosi in atto è in particolare la versione dell’opera su cd, corredata da due dischi supplementari contenenti le 14 tracce del progetto Testpressing: premesse di questo viaggio nel “paese delle meraviglie”.

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