Cremona: le novità dello Stauffer Center for Strings

Intervista al direttore generale Paolo Petrocelli

Paolo Petrocelli
Paolo Petrocelli
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È un soleggiato pomeriggio autunnale quando entriamo nella nuova sede dello Stauffer Center for Strings e ad accoglierci è il suono dei violini proveniente dalle aule che si affacciano sul cortile interno di Palazzo Stradiotti, nuova sede dell’Accademia. Sono in corso le audizioni, l’anno accademico è appena iniziato, cogliamo il fermento nell’andirivieni, di allievi e docenti, per il nuovo inizio, pieno di appuntamenti e novità.Grazie ai tradizionali corsi di alto perfezionamento, istituiti nel 1985 e tenuti dai maestri Accardo, Giuranna, Meneses, Petracchi e il Quartetto di Cremona, lo Stauffer Center si conferma, nella sua unicità, tra le istituzioni private a livello internazionale come eccellenza per l’alta formazione, primo centro musicale internazionale fondato a Cremona, capitale mondiale della liuteria, e dedicato esclusivamente agli strumenti ad arco.

Dopo l’inaugurazione della nuova sede, un anno fa, oggi lo Stauffer Center si presenta in una veste profondamente rinnovata, puntando sull’eccezionalità della proposta formativa ricca e prestigiosa. È la “comunità musicale” del concertismo internazionale: Viktoria Mullova, Pinchas Zukerman, Vada Repin, Gil Shaham, Mischa Maisky, Sol Gabetta, Michael Barenboim, Aleksey Igudesman... Sono le molte collaborazioni istituzionali accademiche e universitarie: Juilliard School, Royal College of Music di Londra, School of Music della Yale University, Harvard, Oxford, Sorbonne…, i Labs di composizione, liuteria, produzione musicale, management, media, innovazione…, il Concertmaster Program...

Paolo Petrocelli, direttore generale dello Stauffer Center for Strings ci accoglie per raccontarci con irrefrenabile entusiasmo il programma accademico 2022/23, un programma che guarda all’eccellenza delle proposte, aprendosi al mondo con urgente determinazione e grande voglia di lavorare su nuovi progetti.

 

Partiamo dai corsi tradizionali. Quali sono le novità?

«Ne cito solo alcune: i programmi di violino e quartetto d’archi, ad esempio, si arricchiscono della collaborazione di maestri d’eccezione, al fianco dei docenti principali. Per il corso di Accardo, ad esempio, avremo i maestri Michele Campanella e Bruno Canino che in alcune sessioni lavoreranno sul repertorio da camera violino e pianoforte. L’altra novità riguarda invece il corso con il Quartetto di Cremona. Per ciascuna delle sessioni mensili ci sarà sempre un ospite da altri quartetti internazionali».

Ci parli delle Mastercless…

«Anche qui abbiamo delle novità!.Gil Shaham, Vadim Repin e Pinchas Zukerman per la classe di violino, oltre alla masterclass di violoncello con Sol Gabetta e Mischa Maisky… Ogni anno proporremo qualcosa di nuovo ai nostri allievi ma proseguiremo anche con le proposte didattiche che hanno particolarmente funzionato».

Musicisti di fama internazionale e collaborazioni con prestigiose istituzioni…

«Abbiamo rinnovato le collaborazioni istituzionali, quelle che definiamo le residenze. Una novità importante è quella con la Juilliard School di New York».

Qualche anticipazione?

«Il Quartetto di Cremona, insieme con una formazione giovanile della classe di quartetto, lavorerà ad un progetto, interamente virtuale, con gli studenti del Dipartimento dell’Innovazione della Juilliard. Sarà una rielaborazione di alcuni lavori monteverdiani secondo un linguaggio e uno stile contemporaneo, utilizzando una strumentazione tecnologica. Una performance in live streaming tra Cremona e New York metterà in connessione gli studenti delle due parti. Lo faremo virtualmente e consapevolmente non perché ce lo impongano le limitazioni - quelle dovute al Covid fortunatamente ce le stiamo lasciando alle spalle! - ma per sperimentare nuove forme di collaborazione anche a distanza. Ci sarà innanzitutto una fase di preparazione in cui le due parti, da remoto, cercheranno di capire come preparare una performance in live streaming, affrontando cioè tutte le complessità del delay. I limiti legati alla dimensione virtuale rappresentano una sfida importante quando si lavora sul repertorio classico!»

Quello affrontato nei corsi della Stauffer è sempre un repertorio classico?

«Certamente il grande repertorio per strumenti ad arco: tantissima musica da camera con pianoforte e poi musica per trio, quartetto, quintetto... C’è anche una crescente attenzione al repertorio contemporaneo. In occasione dei nostri Labs l’anno scorso abbiamo avuto interpreti-compositori come Gabriel Prokofiev, Caroline Shaw… Quest’anno avremo anche Giovanni Sollima. Abbiamo poi rinnovato la collaborazione con l’Ensemble InterContemporain con l’idea di riproporre, in luglio, durante la seconda edizione dello Stauffer Summer Music Festival, un laboratorio per strumenti ad arco dedicato alla musica contemporanea».

Quanti allievi studiano in Accademia?

«L’anno scorso ne abbiamo avuti più di 300 da tutto il mondo, per metà italiani e metà stranieri. Quest’anno ci aspettiamo di attestarci ancora su questi numeri. Gli allievi dei corsi tradizionali sono circa 100/130».

La gratuità è da sempre un elemento che contraddistingue i corsi Stauffer.

«Lo Stauffer Center ha la fortuna di contare su un supporto interamente privato. Chiediamo solo 50 euro per i diritti di Segreteria come elemento di “garanzia” affinché le domande presentate siano ragionate».

Quali sono i requisiti per essere ammessi?

«Il diploma accademico di Conservatorio è un requisito richiesto ma non indispensabile. Per noi conta il talento, la qualità, il merito... In genere chi viene da noi ha già compiuto gli studi principali. Il livello è alto e qualcuno suona già per il mondo. Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra quello che noi offriamo e quello che loro devono restituire all’accademia in termini di impegno, responsabilità e continuità. Un patto che si rinnova ogni anno sempre con grande entusiasmo».

Una lezione al mese da ottobre fino a maggio?

«Una sessione al mese, di due o tre giorni, dipende dalle classi. Accardo ascolta una volta al mese ciascun allievo. Giuranna idem ma richiede la presenza di tutta la classe nei giorni di lezione. Ognuno ha la sua filosofia di insegnamento! Certamente tutti esigono tantissimo. Studiare in Accademia è un’opportunità straordinaria che deve essere vissuta al meglio. Non si viene qui per prendere un titolo in più ma per costruire quel passaggio ulteriore di crescita umana, artistica e musicale».

L’età media?

Tra i 25/26 anni. Naturalmente ci sono le eccezioni: giovanissimi di 15/16 anni e “senior” di 28/30.

E il Concertmaster Program?

«Per i giovani che oggi vogliano intraprendere una carriera orchestrale, i corsi formativi sono pochissimi, anche a livello internazionale. Con il Concertmaster Program abbiamo intravisto l’opportunità di proporre qualcosa di estremamente utile e unico nel suo genere. Ce ne siamo resi conto parlando con le stesse prime parti d’orchestra che hanno lavorato con noi. La prima edizione, lo scorso anno, ha avuto grandissimo successo».

Ovvero?

«Si tratta di un corso di dieci mesi, tre giornate di lezione al mese, tenute da un primo violino di una grande orchestra. Un Concertmaster con le prime parti della London Symphony, Wiener, Berliner, Accademia di Santa Cecilia, La Scala, Concertgebouw… Dieci primi violini di spalla di dieci grandi orchestre! Un programma fortemente europeo che mette assieme le eccellenze delle migliori orchestre d’Europa. Le audizioni si sono appena concluse. Avremo una classe di dieci violinisti straordinari da tutto il mondo: Giappone, Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia... Il livello è altissimo. Siamo molto contenti.»

Cosa si studia?

«Si lavora sul repertorio che gli allievi dovranno affrontare per diventare a loro volta primi violini. Essere primo violino è un lavoro che impari solo quando sei seduto in orchestra. Ecco perché l’importanza di un corso formativo di alto livello».

Un’esperienza importante per i giovani. E i docenti? Come vivono la loro esperienza in Stauffer?

«Viktoria Mullova, ad esempio, non ha mai dedicato molto tempo all’insegnamento in quanto sempre molto impegnata nella sua attività concertistica. Ecco, sono rimasto davvero molto colpito nel vederla emozionata fino alle lacrime al termine del corso. Ci ha ringraziato perché le avevamo dato l’opportunità di riscoprirsi come artista in un momento di confronto con i giovani».

Di questi giorni è la presentazione di un nuovo progetto: la collaborazione con il SAE Institute di Milano.

«Si tratta di una collaborazione con il SAE Institute di Milano, uno dei più importanti istituti al mondo per la produzione musicale. Studenti e docenti SAE verranno in Stauffer a lavorare su sessioni di registrazione, per comprendere cosa significhi affrontare una sessione musicale legata al repertorio classico. Vogliamo aprirci al mondo della produzione per cogliere quali prospettive future di crescita siano possibili».

Tradizione, innovazione, sperimentazione…

«Le innovazioni tecnologiche hanno reso i nostri allievi già protagonisti di questo cambiamento. Lo abbiamo visto durante la pandemia con il live streaming. Dobbiamo chiederci come continuare a comunicare in maniera seria con la tecnologia. Sono domande che un’accademia privata come la Stauffer, che lavora in maniera molto più dinamica e indipendente di quanto possa fare un’istituzione pubblica, deve assolutamente porsi. Tutto questo, per concludere, è una straordinaria opportunità per rinnovare con entusiasmo il mondo della musica classica. Che poi è la sfida più grande. Forse è meno difficile di quanto pensiamo! E direi che, nel nostro piccolo, lo stiamo già facendo».