Nicolas Jaar
Sirens
Other People
Suo padre è Alfredo Jaar, artista concettuale nato a Santiago del Cile, famoso per le sue installazioni che si interrogano spesso sui risvolti umani delle problematiche geopolitiche contemporanee. Come The Rwanda Project (1994-1998), in cui ha documentato il genocidio consumatosi nel paese africano. O The Gift, che ha avuto luogo all’ultima edizione di Art Basel (giugno 2016), dove volontari hanno distribuito per la città svizzera migliaia di scatole contenenti la foto della spiaggia turca dove è stato rinvenuto il cadavere di Alan Kurdi, un articolo di Mario Calabresi (che spiegava il motivo della pubblicazione su “La Stampa” di quell’immagine) e un invito a riempire il contenitore con una donazione alla ONG Migrant Offshore Aid Station.
Il figlio, Nicolas Jaar, musicista/dj/producer nato a New York nel 1990, ci ha colpiti nel 2011 col suo precoce debutto, Space Is Only Noise, uno straordinario album di dance music da ballare più con la mente che col corpo, frutto delle influenze eterogenee da lui assorbite nel corso degli anni: dalla minimal techno scoperta a 14 anni grazie al padre (che gli aveva regalato Thé Au Harem D'Archimède di Ricardo Villalobos, geniale esponente del genere, pure lui di Santiago) alla house, dal trip hop all’hip hop, dal jazz brasiliano ed etiope a Leonard Cohen e Brian Eno. Il risultato (“malinconia ritmica”, la sua definizione) mescolava suoni digitali e reali, frammenti di film francesi, rumori naturali, campionamenti imprevedibili ("I Got A Woman" di Ray Charles) e la sua bella voce.
Da allora Jaar non è stato con le mani in mano: ha remixato brani di artisti illustri (Cat Power, Brian Eno, Grizzly Bear, Florence & The Machine), ha collaborato col polistrumentista Dave Harrington nel progetto Darkside (il cui unico album, Psychic, del 2013, ha avuto recensioni entusiaste), ha pubblicato vari EP (Nymphs li raccoglie), ha registrato Pomegranates (2015), una colonna sonora immaginaria per un vecchio film d’avanguardia sovietico (Il colore del melograno di Sergej Parajanov), ma anche la vera colonna sonora vera di Dheepan, la pellicola di Jacques Audiard, Palma d’oro a Cannes nel 2015.
Il vero seguito a Space Is Only Noise è arrivato solo ora: Sirens. Il nuovo album contiene solo 6 pezzi, tutti piuttosto lunghi, dove Nicolas sembra condividere lo spirito politico dell’arte del padre (presente addirittura sulla copertina con l’opera A Logo For America, pensata per un tabellone luminoso a Times Square), mescolando sonorità eterogenee ed eclettiche a riflessioni amare sul mondo di oggi. La stessa frase "Ya dijimos no pero el si esta en todo" (Abbiamo detto no, ma il sì si trova in tutto), che ha posto sulla cover, è sì un proclama di disincanto – ma originariamente era uno slogan politico usato dall’opposizione cilena in occasione del famoso plebiscito del 1988, che ha di fatto posto fine alla dittatura di Pinochet. Evento a cui fa riferimento anche la cumbia malinconica del brano in spagnolo "No".
Il pezzo di apertura, "Killing Time", invece, si ispira alla storia di Ahmed, il quattordicenne di origini sudanesi arrestato in Texas, perché un orologio da lui costruito fu stato scambiato per una bomba. Il brano finale, "History Lesson" è una riflessione pessimista sull’impossibilità di imparare veramente dal passato.
Anche senza cogliere tutti i riferimenti, le citazioni e le denunce dell’album, è difficile non farsi catturare dalla sua bellezza sonora. In 41 variegati minuti si susseguono e intrecciano echi psichedelici, momenti più nervosi e aggressivi e altri ipnotici e quasi sognanti – tanta elettronica ovviamente, ma anche strumenti veri (lo straziante sax di "The Governor"), ambient, suoni etnici e persino del doo-wop reinterpretato (in "History Lesson"), rumori, frammenti di conversazioni e irruzioni pianistiche, analogie con Radiohead, Depeche Mode, Underworld e Suicide. Senza dimenticare la bella voce dello stesso Nicolas.
Un album che si candida fin da ora alla lista dei migliori del 2016 e che fa venire voglia di non perdersi le date italiane dell’artista cileno-americano: il 24 novembre a Milano (Alcatraz) e il 25 a Venaria (Teatro Concordia).