Chico Cesar e Lenine: sono passati quattro anni dai loro ultimi lavori discografici (Aos Vivos e Chão) e, visto che stiamo parlando di due inesauribili vene compositive, era inevitabile qualche settimana in studio a inizio 2015. Ed ecco due album a ricordarci che il Brasile sonoro non può essere racchiuso solo nel triangolo Rio, Salvador, São Paulo. Qui, per esempio, sono di scena Paraiba e Pernambuco.
Lo Stato brasiliano Paraiba è la terra natale di Chico Cesar, la terra dei suoi primi vent'anni prima della residenza a San Paolo, tappa obbligata per molti musicisti e metropoli in cui ha avuto la possibilità di mettersi in evidenza sia come compositore, sia come musicista, invitando proprio Lenine nei suoi primi importanti concerti dal vivo una ventina d'anni fa. Negli ultimi sei anni ha ricoperto il ruolo di assessore alla cultura (secretario de cultura da Paraíba), promuovendo la partecipazione della società civile nella gestione delle iniziative culturali, creando il Conselho de cultura e il Programa de Inclusão através da Música e das Artes, un'iniziativa ispirata da El Sistema creato da Antonio Abreu in Venezuela che ha già dato vita a quattordici gruppi orchestrali.
Un lavoro intenso che nel 2011 gli ha lasciato la possibilità di selezionare i brani del dvd Aos Vivos (Biscoito Fino), ma che non concede quei tre mesi di studio necessari a un nuovo lavoro discografico originale (l'ultimo risale al 2008), nonostante le composizioni si venissero sommando, accomunate da alcuni fili conduttori: il desiderio di un mondo ecologicamente e socialmente più giusto, una dimensione sonora ludica e sognante, la passione per un nuovo amore e per la Paraíba, testimoniata anche dal vivo soprattutto dalla fisarmonica di Lívia Mattos. Il risultato è Estado de Poesia, prodotto a giugno insieme a Michi Ruzitscha e distribuito nei negozi da Pommelo Distribuições e in forma digitale da Laboratório Fantasma, del rapper Emicida. Chico Cesar stesso commenta brano per brano in una serie di video disponibili nel suo canale youtube.
È, per certi versi, un disco antico, capace di accostare sonorità diverse e di proporre un lato a e un lato b come con gli LP: si comincia con i brani a carattere più intimista, con l'amore e lo "stato di poesia", per proseguire, nella seconda metà, con le tematiche sociali, a evocare desideri collettivi, una transizione dal sogno individuale alla capacità di sognare insieme.
Si tratta di quattordici brani di cui dodici originali, accanto a "Reis do Agronegócio", a partire da un testo di "Carlos Rennó", e "Quero Viver", che mette in musica una poesia di Torquato Neto (morto suicida nel 1972 a ventotto anni). Sono due canzoni che parlano di libertà: nel primo caso denunciando l'agribusiness che inquina la terra e espropria le persone, che produce latifondi avvelenati; nel secondo affermando il diritto al proprio orientamento sessuale.
Due brani segnalano il forte rapporto di Chico Cesar con gli artisti della Bahia. Maria Bethânia, per prima, ha registrato "Estado de Poesia" nel dvd Carta de Amor (2012). Ha poi chiesto esplicitamente a Chico Cesar composizioni per l'album Meus Quintais che parlassero di gente comune, di índios, di caboclos. Pur sapendo che non le avrebbe registrate tutte, Chico Cesar ha colto l'occasione per inviarle e farle ascoltare numerosi brani ricevendo sempre da Maria Bethânia commenti e osservazioni, un dialogo che ha avuto un ruolo importante nella produzione del nuovo disco di Cesar cui collabora anche il cantante Lazzo Matumbi. In "Negão" critica la negazione della negritude e il facile adagio secondo cui in Brasile non c'è razzismo. Anche in questo caso la collaborazione è reciproca, e vede la partecipazione di Cesar nell'ultimo lavoro discografico di Lazzo Matumbi.
Lascia ampio spazio alle collaborazioni anche l'ottavo lavoro discografico in studio di Lenine, uscito ad aprile con l'Universal Music, undici brani frutto di due mesi in studio, testimoniati dalle fotografie e dai video della pernambucana Flora Pimentel, con i fidi JR Tostoi e Bruno Giorgi, già protagonisti del precedente Chão (2011).
Un lavoro intenso fra gennaio e marzo, fra Rio de Janeiro, São Paulo, Salvador e Amsterdam. A detta dello stesso Lenine, da anni residente a Rio, questo sarebbe il lavoro in cui maggiormente si sente la sua anima pernambucana, attraversata dai ritmi di frevo, ciranda, coco de roda, e maracatu, e dalla tradizione afro-brasiliana. Inevitabile, dunque, la presenza consistente di batteria e percussioni, brillantemente schivate nel lavoro precedente a favore di suoni ritmici ambientali.
Due brani sono firmati insieme allo stesso Carlos Rennó, che fa da "ponte" con l'album di Chico Cesar: "Quede Água?" e "À Meia Noite dos Tambores Silenciosos", orazione maracatu in salsa afro-brasiliana arrangiata da Letieres Leite, con l'apporto della tonica ed impeccabile Orkestra Rumpilezz, con una registrazione dal vivo al Teatro Castro Alves a Salvador de Bahia.
Una seconda collaborazione orchestrale ha coinvolto l'olandese Martin Fondse e la sua orchestra: cominciata per iniziativa del Music Meeting con un concerto in comune a Nijmegen nel 2013, è continuata grazie a skype ed ha prodotto "O Universo na Cabeça do Alfinete", che Lenine definisce un valzer "quasi medievale con un testo davvero universale".
Già questi brani rendono bene l'idea della metafora del carbonio scelta come motivo conduttore dell'album: la capacità di creare associazioni all'infinito con altri elementi generando nuove molecole e nuove sostanze: evocativa è anche la copertina, opera di José Carlos Lollo, premiato di recente con il Prêmio Jabuti de Literatura nella categoria didattica, per Crônicas da Norma: Pequenas Hitórias Grámaticas. Eles. Lollo e Lenine rinnovano così la collaborazione iniziata con lo spettacolo di João e Adriana Falcão Cambaio, di cui Lenine ha scritto la colonna sonora. Lollo è stato invitato a partecipare alla fase di registrazione e produzione e l'ha sintetizzata nella copertina con la sua matita, per poi arricchire il libretto con altri suoi disegni.
Il Pernambuco irrompe nell'album con il rock di Nação Zumbi nel brano "Cupim de Ferro", composto insieme a Pupillo, Dengue, Lúcio Maia e Jorge dü Peixe. È il Nordeste brasiliano che Lenine definisce "frevo'n'roll", con un rimando al frevo di "Madeira Que Cupim Não Rói", scritta da Capiba. Per Jorge dü Peixe, è un brano con la sua "dose di ironia, un frevo felliniano".
"Castanho" vede la collaborazione di Carlos Posada e dei Posada e o Clã: con un divertente gioco di rimandi, il gruppo ha proposto un testo autobiografico in cui Lenine si è riconosciuto a tal punto da voler aprire l'album proprio con questo brano. Una musica in bilico fra un sapore sertanejo, dell'interno del Brasile, e le corde acustiche e rock di Ricardo Vanini. Tó Bandileone, dei projeto 5 a Seco, è il co-produttore del secondo brano, "O Impossível Vem pra Ficar", nata dalla collaborazione con Vinicius Calderoni "che ha il mio stesso tipo di dna" dice Lenine. Toccante la traccia "Quede Água?", acuta descrizione della mancanza d'acqua che colpisce da qualche tempo il sud-est del Brasile e lo collega così a quel che il nord-est vive da molti decenni. Brani che al loro interno e dal loro accostamento suggeriscono, nelle parole dello stesso Lenine "scontri fra opposti, la sua principale spinta propulsiva per mostrare un Brasile che spesso non vediamo, magari del tutto inedito per i noncredenti e gli scontenti".