Vita d'artista

Arriva a Stoccarda “Les contes d’Hoffmann” secondo Marthaler

Recensione
classica
Stuttgart Opernhaus
Offenbach
24 Marzo 2016
A un paio d’anni di distanza dal debutto al Teatro Real di Madrid arriva sulla scena di Stoccarda “Les contes d’Hoffmann” con la regia di Christoph Marthaler e la direzione di Sylvain Cambreling. Dello spirito romantico- dell’estremo capolavoro di Jacques Offenbach non c’è quasi traccia nello spettacolo del regista svizzero, di cui si coglie soprattutto l’empatia col lato oscuro dell’artista Hoffmann virato, come sempre nelle sue produzioni, sul grottesco e lo sghignazzo dadaista. L’impianto fisso della scena iperrealista di Anna Viebrock riprende molti elementi architettonici del Círculo de Bellas Artes di Madrid, la cui architettura proto-novecentesca ispira anche l’omaggio a varie figure di artisti della stagione culturale del surrealismo, a cominciare dall’ideologo del movimento André Breton, la cui immagine forgia quella dei quattro “bad guys” della composita opera offenbachiana. Di gusto surrealista e, come sempre, molto “marthaleriane” sono anche le gag disseminate nel racconto scenico (su tutte, la presenza del lunare Graham F. Valentine, sodale di molte avventure sceniche marthaleriane, qui nei panni di uno Spalanzani armato di un telecomando che tutto comanda e che diventa vero e proprio tormentone alla “Hellzapoppin’”), gag amplificate dalle coreografie di chiaro segno concettuale di Altea Garrido. Più di uno spettatore storce il naso, qualcuno se ne va, ma questo è il teatro secondo Marthaler. Chi invece ha tutta l’aria di divertirsi sono i numerosi interpreti, sui quali svetta il formidabile Alex Esposito nei multiformi panni (presi a prestito, come detto, a Breton) di Lindorf, Coppelius, Mirakel e Dapertutto: presenza costante in scena, simpatia naturale, ma anche impeccabile linea vocale che plasticamente si adatta a tutte le sfumature del lato oscuro dell’artista Hoffmann. Meno sfumato è invece l’Hoffmann di Marc Laho che comunque esibisce un’ottima tenuta vocale. Ottime le prove di Ana Durlovski, Olympia depressa più che meccanica ma tecnicamente impeccabile, Mandy Fredrich, Antonia di giusto slancio lirico, e Simone Schneider, Antonia di navigato cinismo. E alla quarta donna, Stella, quelle che le riassume tutte (qui una temperamentosa Begoña Quiñones), Marthaler regala un piccolo monologo di sapore apocalittico del 1919 di Fernando Pessoa. Bene anche tutti gli altri, ai quali va aggiunto il coro dell’Opera di Stoccarda davvero eccezionale. Ottima anche la prova dell’orchestra diretta da Sylvain Cambreling, anche lui imprimendo una densità drammatica che va a pennello nel secondo e terzo quadro ma che appesantisce un po’ la leggerezza del quadro di Olympia. Sala gremita e, da parte dei moltissimi rimasti fino alla fine, accoglienza calorosa.

Note: Coproduzione di Oper Stuttgart e Teatro Real di Madrid. Date rappresentazioni: 19, 24 marzo, 3, 10, 15, 23, 30 aprile, 4 maggio 2016.

Interpreti: Marc Laho (Hoffmann), Sophie Marilley (La Muse / Niklas), Alex Esposito (Lindorf / Coppelius / Mirakel / Dapertutto), Torsten Hofmann (Andres / Cochenille / Franz / Pitichinaccio), Ana Durlovski (Olympia), Mandy Fredrich (Antonia), Simone Schneider (Giulietta), Begoña Quiñones (Stella), Maria Theresa Ullrich (Voce della madre di Antonia), Thomas Elwin (Nathanael), Graham F. Valentine (Spalanzani), Dominic Große (Hermann), Eric Ander (Schlemihl), Roland Bracht (Luther / Krespel)

Regia: Christoph Marthaler

Scene: Anna Viebrock

Costumi: Anna Viebrock

Coreografo: Altea Garrido

Orchestra: Staatsorchester Stuttgart

Direttore: Sylvain Cambreling

Coro: Staatsopernchor Stuttgart

Maestro Coro: Christoph Heil

Luci: Olaf Winter

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