Veni, veni Mephistophilis
Doppio Faust all’Auditorio di Roma: D’Amico e Liszt
Recensione
classica
Sarà forse perché di gente che ha venduto l’anima al diavolo ne circola parecchia di questi tempi, il mito di Faust mai come quest’anno è tornato d’attualità: in luglio abbiamo ascoltato il Faust di Colasanti a Siena per la stagione della Chigiana e sabato scorso a Santa Cecilia abbiamo assistito ad un doppio Faust, che accosta la nuova commissione di Matteo D’Amico alla Faust-Symphonie di Liszt, in replica oggi e domani. D’Amico si è basato sui versi di Marlowe, tradotti in italiano, mettendo in musica il momento in cui Faust si perde invocando Mefistofele, mentre gli angeli alle sue spalle, quello buono e quello cattivo entrambi affidati al coro femminile, alternativamente cercano di trattenerlo oppure lo spingono alla rovina. La scelta espressiva in questo lavoro sembra essere stata quella di un’estrema aderenza al testo: la musica segue emotivamente le parole perché a D’Amico, più che sorprendere il pubblico con stranezze, interessa dipanare un filo narrativo che si avvolga intorno all’ascoltatore, trascinandolo nel mondo di Faust. Il risultato in questo lavoro è una scrittura di grande eleganza in cui si distingue un uso delle percussioni estremamente caratterizzato; una scrittura che delinea quasi visivamente spazi e luci e che crea atmosfere intense, soprattutto nelle suggestioni infernali, declinate di volta in volta come spaventose o ambiguamente suadenti, incarnando così la doppia faccia del diavolo, quella dell’ira e quella della lusinga. La sala Santa Cecilia era gremita e il pubblico ha premiato con un lungo applauso l’entusiasmo e la lucidità della direzione di Pappano alla testa dell’orchestra e del coro ceciliani, che confermano ormai, concerto dopo concerto, il loro eccellente livello.
Interpreti: Gregory Kunde, tenore
Orchestra: Orchestra del'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore: Antonio Pappano
Coro: Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Maestro Coro: Ciro Visco
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