Un velo per Otello
Al Comunale di Bologna con la regia di Lavia
Un velo è il protagonista dell’impostazione registica di Gabriele Lavia (con le scene di Alessandro Camera) per l’allestimento dell’Otello di Verdi al Teatro Comunale di Bologna: un immenso velo che incombe sul palcoscenico, che lo riempie o lo svuota, che muta di colore così come mutano gli stati emotivi dei personaggi in scena. È metafora del velo che appanna il discernimento di Otello, del fazzoletto che gli fa ingiustamente incolpare Desdemona, è alcova che racchiude i due innamorati, è la trama di Jago ai danni di tutti. I personaggi, nei ricchi, sontuosi costumi di Andrea Viotti, si muovono sul teatro che Lavia mette in scena, e Jago è come un regista che dirige i suoi attori verso la rovina: l’ambientazione ben rende l’idea di quanto i personaggi non siano altro che balocchi che si lasciano piegare dalle bugie di questi.
Gregory Kunde nel ruolo eponimo conquista la platea, lui e i suoi gesti narranti, e con il suo modo di porgere il suono solido e generoso ci fa soffrire con lui della sofferenza e della fragilità di Otello. Al suo fianco Franco Vassallo si offre in uno Jago protervo, sottile, e insieme i due si intendono perfettamente. La Desdemona di Mariangela Sicilia convince pienamente, soprattutto nel grande addio alla vita con Emilia (Marina Ogii): la sua incertezza, la sua solitudine, la sua paura, la lontanissima speranza di salvarsi perché alla fine, quell’uomo, lo ama, sono le stesse di tante donne in timor di femminicidio.
In sala si è levato qualche, alquanto ingiustificato, dissenso per la direzione di Asher Fisch in testa all’Orchestra del Teatro Comunale: la sua concertazione è fine, e districa le sottigliezze dell’invasiva strumentazione verdiana (particolarmente robusta nell’Otello) con grazia e precisione.
Con questa produzione il Teatro Comunale saluta il suo pubblico, che per i prossimi quattro anni sarà trasferito in un padiglione della Fiera cittadina mentre le sale del Bibiena saranno ristrutturate.
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