Tutti i colori del Mahler di Valčuha
Il Titano al San Carlo di Napoli
Il ritorno in Teatro e la ripresa della stagione dei concerti del Teatro di San Carlo di Napoli, domenica 27 settembre 2020, è declinato al contrasto tra suono e tempo, l’uomo e la natura, con le misteriose ricerche sonore e la bellezza elegante e disincantata della musica di Gustav Mahler. La sinfonia N. 1 “Titano”, pensata sul profilo timbrico ed emozionale, è stata diretta da Juraj Valčuha alla testa dell’orchestra del teatro. Solo la sinfonia in programma. Tanti applausi per lui, che senza incertezze ha evidenziato tutta la tavolozza timbrica di una partitura ricca di raffinatezze sonore. L'inizio del concerto è una lenta, anche bella, plastica, sovrapposizione di suoni, immaginato come fuoriuscisse dal nulla con canoni, unisoni timbrici e armonici agli archi. Dopo frasi dispiegate alla massima intensità Valčuha sposta l’attenzione su accenti impercettibili per spingersi alla zona grave dei registri dell’orchestra, creando una sonorità fluida di fondo, senza spigoli, filologica ed impeccabile, nonostante il materiale melodico sia spesso imprevedibile. Si ruba, slanci agli attacchi, poi tinte diverse per passaggi a contrasti di atmosfere più cupe e maliose e pause come silenzi assecondano la discontinuità della partitura. Esalta il rimando di frasi a specchio, ora petroso, solenne a volte anticato, ora intrecciato nella polifonia sempre fitta e compatta. L'interpretazione di Valcuha è quindi appassionata, selvaggia, patetica, piena di slancio e di emozioni, festosa e delicata, e soprattutto è timbro, suono, senza dilemmi metafisici. Forgia il materiale musicale ribollente che sovrasta la forma della sinfonia - perno del sinfonismo viennese - con bellezza, corretto negli equilibri, prudente negli stacchi ritmici, mai lentissimo nella celebre marcia funebre, facendo scorrere insieme senza confini fraseggi trattenuti e folate sonore. L'ottimo lavoro con l'orchestra in questo riavvio, seppur plasmando e limando le varie sezioni, non nasconde però insidie tra gli ottoni a volte stridenti ed i fiati in generale impreparati negli attacchi, in cui risultano a volte grezzi d’intonazione, di timbri quotidiani. Non una ripresa come tante altre, questa di Valcuha - e non certamente per il pubblico napoletano - toccato sul vivo dalla lunga chiusura, e soprattutto dal momento così incerto.
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