Turandot, per ricominciare

La stagione operistica bolognese si apre con la firma di De Simone, ma senza bacio finale

Recensione
classica
Teatro Comunale di Bologna Bologna
Giacomo Puccini
19 Gennaio 2012
C'era un'aria di rifondazione all'inaugurazione della nuova stagione bolognese: dopo molti, troppi mesi di attesa d'un cambiamento, di platee semivuote, di spettacoli insoddisfacenti, la nuova direzione di Francesco Ernani (sovrintendente) e Nicola Sani (consulente artistico) è scesa in campo a pieno titolo, con uno spettacolo che ha convinto tutti. Incertezze fino all'ultimo momento, con cambi di cast e sostituzione dell'allestimento a poche settimane dal debutto, poiché tecnicamente inadatto: è stata la fortuna dello spettacolo, perché la produzione di Roberto De Simone ceduta gratuitamente dal Petruzzelli è di rara finezza, con splendidi costumi e giochi di luce meravigliosi, davvero suggestiva nei tanti gesti e movimenti improntati a un'antica ritualità. Nessun intento faraonico, al punto che l'efficientissimo coro non pareva arricchito da elementi esterni, ma contenuto nei numeri. Ciò non ha impedito al direttore Fabio Mastrangelo di proporre una solida lettura di tipo oratoriale, dove le voci diventano puro suono, in un tutt'uno con l'orchestra, a cominciare dai solisti la cui dizione esce poco nitida (e l’inspiegabile assenza dei sopratitoli non facilita i neofiti). Fra gli interpreti, con Turandot e Calaf debuttanti nel ruolo, emerge Yonghoon Lee, tenore di voce scura e potente, con ottime potenzialità. L’opera termina suggestivamente con la morte di Liù: De Simone avrebbe creato un proprio finale (parole e musica) per sostituire la carnevalata dell’happy end con uno scioglimento d’impronta rituale, ma la legge sul diritto d’autore non consente ancora di manipolare il libretto originale. Al termine, pubblico generosissimo con solisti, direttore e regista: anche questo è una novità a Bologna, dopo anni di "prime" scivolate nell'indifferenza di spettatori apatici.

Note: Allestimento Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari.

Interpreti: Tamara Mancini (Turandot), Yonghoon Lee (Calaf), Karah Son (Liù), Stefano Consolini (Altoum), Alessando Guerzoni (Timur), Marcello Rosiello (Ping), Stefano Pisani (Pong), Mário Alves (Pang), Nicolò Ceriani (Un mandarino), Andrea Tabogia (Principe di Persia), Silvia Calzavara (Ancella), Rosa Guarracino (Ancella)

Regia: Roberto De Simone

Scene: Nicola Rubertelli

Costumi: Odette Nicoletti

Orchestra: Orchesra del Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Fabio Mastrangelo

Coro: Coro e Coro di voci bianche del Teatro Comunale di Bologna

Maestro Coro: Lorenzo Fratini e Alhambra Superchi

Luci: Daniele Naldi

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Ad Amsterdam Romeo Castellucci mette in scena “Le lacrime di Eros” su un’antologia di musiche del tardo rinascimento scelte da Raphaël Pichon per l’ensemble Pygmalion 

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln