Teresa Iervolino è “primadonna”

Il recital Primadonna/Primouomo nell’opera del primo Settecento con protagonista il mezzosoprano diretto da Christophe Rousset alla guida dell’ensemble Talenti Vulcanici

Primadonna-Primouomo (foto Alessia Della Ragione)
Primadonna-Primouomo (foto Alessia Della Ragione)
Recensione
classica
Napoli, Museo di Villa Pignatelli
Concerto Fondazione Pietà de’ Turchini
22 Aprile 2022

La Iervolino è prima donna! In un recital, accompagnata dell’ensemble Talenti Vulcanici diretti da Christophe Rousset per la stagione della Fondazione Pietà de’ Turchini di Napoli e in occasione dei festeggiamenti dei dieci anni di attività dell’ensemble – venerdì scorso 22 aprile nel Museo di Villa Pignatelli, con il supporto della Direzione Regionale Musei Campani e di Intesa Sanpaolo - riporta al suono l’opera del primo Settecento come non si fa più. Osa riletture di Nicola Porpora, Leonardo Vinci, Leonardo Leo e Domenico Sarro quasi cameristici come se fosse la prima volta, seguendo l’idea originale del musicologo Paologiovanni Maione e mettendo se stessa e noi alla ricerca di un senso segreto della poesia in musica e delle interpretazioni di Tesi, Caffarelli, Facchinelli, Grimaldi.

Napoli ritrova, dopo lustri in giro per il mondo, la giovane diva, che, anche se non è più una ragazzina, si presenta con la mente aperta di chi guarda avanti. Subito seducente, con pathos in “Confusa, Smarrita” di Leo. Poi improvvisamente leggera e soave in “a che nel mezzo” da Il Valdemaro di Sarro. Contrasti che caratterizzeranno in maniera saggia tutto il concerto.

Una Sinfonia di Pergolesi, per esempio, con una sapiente sonata a quattro di Scarlatti, che insieme “fuggi dagli occhi miei”, da La Semiramide Riconosciuta di Porpora – esecuzione magistrale - concludono la prima parte. Dolcissimo, “Se Fossero le Lagrime”, di Sarro quasi cullante e “son fra ritorte” di Leo più spedito insieme ad altri sono scolpiti nel suono dall’ensemble Vulcanici. Qui, Iervolino mai stridula, sempre efficace, anche teatralmente, con gesti e presenza da prima donna. Non si canta e suona solo, si crea un mondo fatto di anime, amore, odio e natura.

In questa seconda parte, tutte le combinazioni timbriche, indefinite, sfuggenti affiorano in un dominio in crescendo di nostalgia, serenità e tenerezza amorosa con “Empi volete sangue” di Vinci. Ben eseguite sotto l'accompagnamento geniale di Rousset. Alla base, con un suono tondo e delicato avvolge la vocalità della Iervolino senza porle limiti, lasciandola fluire con naturalezza, un grande timbro, che dipana impasti soffici e singoli fraseggi morbidissimi, rende l'interpretazione autorevole.

Nel finale “Onde in si fiera sorte…” di Sarro, la Iervolino è sontuosa ma agile, veloce ma pensata. Tutto il concerto è cesellato come una miniatura, elegante e spiritoso - così come il bis, rimarcando il ruolo dei virtuosi, e salutando con “Nel profondo ceco Mondo” da Orlando Furioso di Vivaldi.

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